Giordania. Re Abdullah scioglie il parlamento: paese tra difficoltà economiche e questione palestinese

di Alberto Galvi

Re Abdullah di Giordania ha sciolto il parlamento aprendo la strada a nuove elezioni legislative a novembre. In luglio la commissione elettorale giordana aveva fissato al 10 novembre la data per un’elezione parlamentare dopo che il monarca aveva chiesto che si tenesse alla fine del mandato quadriennale del parlamento.
Il re ha emesso un editto che è appena entrato in vigore con l’ordine di sciogliere il parlamento. Con questa mossa il sovrano vuol far cadere il governo per scongiurare le difficoltà economiche aggravate dal Covid-19 e dalla diffusa corruzione. In Giordania la costituzione prevede che la maggior parte dei poteri spettino al re, che nomina il governo, scioglie il parlamento e approva le leggi.
Il parlamento è composto da Senato e Camera dei deputati. Il Senato è composto da 65 seggi, che sono nominati dal monarca per un mandato di 4 anni. La Camera dei deputati è composta da 130 seggi, anche essi per un mandato di 4 anni.
Negli ultimi anni re Abdullah di Giordania ha dovuto far fronte a crescenti richieste di riforme politiche, soprattutto sulla scia della Primavera araba in Tunisia che ha portato a disordini politici in molti Paesi della regione dopo il 2011.
La monarchia hashemita è ereditaria ed il primo ministro giordano è nominato dal monarca. Il re Abdullah da quel momento ha licenziato e nominato una serie di primi ministri per supervisionare l’introduzione del cambiamento politico, ma le preoccupazioni per il costo della vita e la riforma dell’imposta sul reddito hanno portato a regolari proteste di piazza.
Re Abdullah ha nominato il primo ministro Omar al-Razzaz nel 2018 per mitigare le più grandi proteste degli ultimi anni sugli aumenti delle tasse spinti dal IFM (International Monetary Fund) e per ridurre l’ingente debito pubblico del Paese.
La stabilità della Giordania è messa a dura prova dalle difficoltà socioeconomiche in cui versa. Il Paese è afflitto da alti tassi di disoccupazione, corruzione e servizi sociali pessimi. La lotta al terrorismo ha portato anche a ulteriori violazioni di diritti come la libertà di espressione. 
Inoltre il ruolo della Giordania nella politica regionale si è molto indebolito sopra tutto nella questione arabo-israeliana a causa della normalizzazione delle relazioni tra Israele con Paesi arabi come il Bahrein e gli Emirati Arabi Uniti, anche se la Giordania fece un accordo di pace con Israele già nel 1994.
La Giordania deve risolvere diverse controversie territoriali con Israele e per questo motivo che mantiene regolari relazioni diplomatiche con la leadership palestinese. Per anni la Giordania è stato il Paese cuscinetto tra Israele e il mondo arabo, mentre adesso grazie ai recenti accordi raggiunti tra Israele e i Paesi del Golfo non sarà più così, anche se avranno ancora bisogno di lei nei rapporti commerciali via terra.
Inoltre la Giordania riceve indispensabili aiuti economici dagli Usa e quindi sarà costretta ad aspettare il risultato della sfida tra Trump e Biden alle elezioni presidenziali americane per prendere una decisione in merito alle future relazioni diplomatiche da tenere con gli altri Paesi arabi, visto le differenze tra i due sfidanti alla Casa Bianca su come affrontare la questione palestinese.