Giustizia: la Commissione Ue deferisce la Polonia alla Corte europea

di Guido Keller –

La Polonia è stata deferita alla Corte di giustizia dell’Unione Europea per la controversa riforma entrata in vigore in luglio che di fatto viola il principio di indipendenza della magistratura. Per Bruxelles, che ha chiesto alla Corte di giustizia di “ordinare misure cautelari” per ripristinare la situazione della Corte suprema polacca precedente, la nuova legge “è incompatibile con il diritto dell’Ue”.
La riforma è stata voluta dall’euroscettico Jaroslaw Kaczynski, leader del partito al potere Diritto e Giustizia e uomo forte di cui la premier Beata Szydlo sarebbe solo un prestanome, ma già nel luglio dello corso il presidente polacco Andrzej Duda, proveniente dallo stesso partito, aveva sul momento posto il veto rispedendola al Parlamento.
Duda aveva risposto così non solo alle raccomandazioni di Bruxelles, ma anche alle proteste della piazza che fin da subito, cioè dal 2015, si erano svolte in diverse città del Paese al grido di “difendere la democrazia, la costituzione, la magistratura e i tribunali”. Il presidente aveva osservato che “lo Stato non si può sviluppare dove regna l’inquietudine e dove è in corso una guerra politica”.
Nella fattispecie la riforma prevede tra l’altro la scelta dei giudici della Corte suprema da parte del Parlamento (e quindi della maggioranza al potere), una forte influenza del ministro della Giustizia (e quindi del governo) sulla Corte suprema e la nomina dei presidenti dei tribunali ordinari da parte del ministro della Giustizia (e quindi del governo).
Era stato nello scorso marzo il Parlamento europeo a esortare con il proprio voto (422 voti in favore, 147 contrari e 48 astensioni) i governi dell’Ue a stabilire rapidamente se la Polonia fosse a rischio di violare gravemente i valori europei e, in caso affermativo, a proporre soluzioni.
In caso di condanna alla Polonia verrebbe applicato l’articolo 7 del Trattato di adesione, com’è stato di recente per l’Ungheria, il quale fornisce un meccanismo per prevenire le violazioni dei valori dell’Ue e decidere le sanzioni contro lo Stato membro interessato.

Ai sensi dell’articolo 7, paragrafo 1 e su iniziativa di un terzo degli Stati membri, del Parlamento europeo o della Commissione Ue, il Consiglio dei ministri dell’Ue può stabilire che esiste un chiaro rischio di grave violazione dei valori dell’Ue da parte di Stato membro. La decisione del Consiglio richiede il sostegno della maggioranza dei quattro quinti dei suoi membri e il consenso del Parlamento europeo. Al fine di prevenire una violazione effettiva, può anche indirizzare raccomandazioni specifiche al Paese interessato.
Ai sensi dell’articolo 7, paragrafo 2, una violazione effettiva dei valori dell’Ue può essere determinata dal Consiglio europeo (capi di Stato o di governo dell’Ue) su proposta di un terzo degli Stati membri dell’Ue o della Commissione Ue. In questo caso, il Consiglio europeo deve decidere all’unanimità e il Parlamento deve dare il suo consenso.
L’articolo 7, paragrafo 3 prevede possibili sanzioni, come la sospensione dei diritti di voto nel Consiglio dei ministri.