Grecia. La Turchia ritorna a ricattare l’Unione Europea e spinge i migranti al confine

di Alberto Galvi

La scorsa settimana il governo turco ha aperto il confine per consentire ai migranti siriani di raggiungere l’Europa. Per questa ragione migliaia di rifugiati e migranti in Turchia hanno iniziato ad arrivare ai confini del paese con la Grecia e la Bulgaria. La mossa ha spinto entrambe le nazioni vicine a rafforzare i controlli ai loro confini mentre i loro governi insistevano sul fatto che non avrebbero permesso a nessuno di entrare.
La polizia greca ha sparato gas lacrimogeni contro una folla che era stata messa in recinti situatati nella terra di nessuno sul lato turco del fiume che scorre lungo 200 km lungo la frontiera e li separa dalla Grecia e quindi dall’Unione Europea. La Bulgaria ha invece inviato altri mille soldati alla sua frontiera con la Turchia. Circa 13mila migranti hanno tentato nei giorni scorsi di attraversare via terra la frontiera per entrare in Grecia.
L’Unione Europea, nel frattempo, ha avvertito il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che si aspettava che Ankara rispettasse l’accordo da 6 miliardi di euro per arginare la migrazione nei suoi Stati membri. La Turchia ospita 3,7 milioni di rifugiati siriani e ne ha un altro milione che stanno arrivando, in seguito a una nuova ondata di combattimenti nella regione di Idlib tra i ribelli appoggiati dalla Turchia e le forze governative siriane.
Per questa ragione il governo turco avrebbe smesso di far rispettare l’accordo del 2016 che aveva impedito ai migranti di raggiungere l’Unione Europea. In questo accordo è previsto che Lesbo e le altre 4 isole greche: Samos, Chios, Leros e Kos siano utilizzate come barriere naturali per i migranti e i rifugiati che tentano di raggiungere la Grecia continentale, essendo Atene membro dell’Unione europea.
L’arrivo di questi migranti dalla Turchia ha provocato un grave sovraffollamento nei campi già esistenti e le condizioni di vita per i migranti sono definite orribili dai funzionari delle Nazioni Unite. Nel frattempo il primo ministro greco Mitsotakis ha annunciato la sospensione delle domande di asilo nel tentativo di ridurre un numero crescente di arrivi via mare nelle isole dell’Egeo orientale.
La Grecia ha infatti invocato una clausola di emergenza di un trattato dell’Unione europea per garantire il pieno sostegno a un suo paese membro. Si tratta dell’articolo 78 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che consente ai suoi paesi membri di fornire assistenza alla Grecia in una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi.
Nei giorni scorsi le guardie di frontiera hanno sparato gas lacrimogeni contro alcuni migranti che hanno lanciato pietre, barre di metallo e bombole di gas lacrimogeni quando sono stati fermati al confine.
L’agenzia UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees) ha dichiarato lunedì scorso che la Grecia non ha il diritto di smettere di accettare domande di asilo. Il governo ellenico ha comunque difeso la sua decisione di interrompere l’elaborazione delle richieste di asilo per un mese dopo che migliaia di migranti sono confluiti al confine cercando di entrare nell’Unione europea dalla Turchia, quindi in una situazione di eccezionalità.
Il flusso di migranti dalla Turchia ha scatenato i timori dell’Unione europea di una nuova emergenza migratoria come quella del 2015, quando la Grecia era diventata il principale punto di ingresso dell’Unione europea per un milione di migranti, molti dei quali rifugiati in fuga dalla guerra civile siriana.
In una escalation di tensioni il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha accusato i leader europei di non mantenere le promesse di aiutare la Turchia a sostenere il carico di milioni di sfollati siriani nel suo paese.
La Turchia afferma che l’Unione europea non sta inviando denaro in Turchia abbastanza velocemente per rispondere adeguatamente alla crisi. L’Unione europea respinge le accuse da parte della Turchia. Erdogan in realtà vuole utilizzare la questione dei migranti per garantirsi un maggiore sostegno europeo alle sue campagne militari all’interno della Siria.
In questo momento il numero esatto di quante persone stanno lasciando la Turchia verso l’Europa è difficile da individuare, anche se si parla di 25-30 mila persone. Ormai è da anni che l’immigrazione è diventato un problema per l’Unione europea e questo permette a leader senza scrupoli come Erdogan di ricattare Bruxelles proprio come in questo caso sulla questione siriana, per costringere l’Unione europea e la NATO a sostenere la nuova operazione militare turca a Idlib.
Intanto i principali leader delle istituzioni europee come il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del consiglio europeo Charles Michel e il presidente del parlamento europeo David Sassoli e altri leader europei hanno visitato il confine terrestre greco con il premier Kyriakos Mitsotakis.
I ministri degli interni dell’Unione europea si sono invece incontrati con lo scopo di fornire supporto alla Grecia e alla Bulgaria nel loro compito di pattugliare le frontiere esterne dell’Unione europea. Tra pochi giorni invece si terrà una riunione straordinaria dei ministri degli Affari esteri.