Grecia. Maxi-manifestazione contro il cambio del nome della Macedonia

di Guido Keller

Non va giù ai greci l’idea che la Fyrom (Former Yugoslav Republic of Macedonia) assuma il nome di “Repubblica di Macedonia del Nord”. Ed oggi in decine di migliaia (gli organizzatori parlano di mezzo milione) di persone si sono ritrovate ad Atene in piazza Syntagma per protestare bandiera in pugno contro l’accordo del giugno 2018 tra il governo Tsipras e quello macedone di Zoran Zaev, mediato dall’Unione Europea sia per porre fine ad una questione rimasta aperta dal 1991, sia per garantirsi il via libera della Grecia all’adesione di Skopje.
Molti manifestanti sono giunti nella capitale a bordo di camion provenienti dalle zone più disparate del paese, soprattutto dalla regione settentrionale greca della Macedonia, ed in alcuni casi vi sono stati scontri di incappucciati con la polizia, la quale è ricorsa agli idranti ed ai gas lacrimogeni.
Dopo il via libera del Parlamento macedone al cambio del nome, tocca ora a quello greco fare altrettanto, ma la cosa sembra tutt’altro che in discesa. In Macedonia il referendum popolare di tre mesi fa aveva visto l’affluenza di solo il 35% degli elettori, un risultato atteso vista al campagna per il boicottaggio del voto fatta attraverso centinaia di account fasulli su Facebook, cosa di cui sono stati accusati i russi.
In Grecia si è invece dimesso per protesta il ministro della Difesa Panos Kammenos, leader della formazione di destra dei Greci indipendenti: Kammenos ha anche tentato di far passare la sfiducia al governo Tsipars, ma questo si è salvato per il rotto della cuffia.
Da più parti tuttavia vene denunciata una manovra della Russia per ostacolare in tutti i modi il cambio del nome della Fyrom, sia in Macedonia, dove si è parlato delle intromissioni del Cremlino attraverso oligarchi russi e persino i monaci ortodossi del monte Athos, sia in Grecia, dove sono stati espulsi due diplomatici e dove Costas Douzinas, membro di Syriza e capo della commissione Esteri, ha affermato su Bloomberg che “se i russi continuano a tentare di far deragliare l’intesa, la reazione sarà forte”.
Certo è che il passo successivo all’adesione della Macedonia del Nord all’Unione Europea è quello del passaggio alla Nato.