Guerra Hamas-Israele, le reazioni dei Balcani e dell’Europa centro-orientale

di Andrea Cantelmo

Il conflitto israelo-palestinese ha sempre avuto una carica divisiva straordinaria per le leadership mondiali oltre che per l’opinione pubblica. L’attacco di Hamas, avvenuto lo scorso 7 ottobre, ha riacceso il faro mediatico su una guerra che si protrae da decenni e ha scatenato manifestazioni di supporto all’una o all’altra parte in ogni parte del globo e tra le più infuocate, al di fuori del mondo arabo, si sono verificate nei Balcani e nei Paesi dell’Europa centro-orientale. Reazioni che potrebbero avere dei riverberi anche per le prese di posizione future dei vari governi interessati.
In Grecia diversi partiti politici, organizzazioni extraparlamentari e palestinesi residenti nello Stato ellenico hanno organizzato ieri sera una manifestazione di solidarietà per la Palestina terminata di fronte all’ambasciata israeliana. Le 15 entità organizzatrici, in un comunicato congiunto, hanno dichiarato che “non ci sarà pace senza giustizia” e che la Grecia “non dovrà cooperare con i terroristi dello Stato d’Israele”. Il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, ha invece ribadito il supporto di Atene al “diritto di Israele di difendersi”, tuttavia “uno Stato organizzato – ha sottolineato – non deve adottare le stesse regole d’ingaggio dei terroristi”. Infine, secondo il premier, è necessario che l’Unione Europea sia compatta su una questione cruciale come questa.
In Bosnia-Erzegovina, diverse centinaia di persone sono scese per le strade di Sarajevo giovedì sera per esprimere il loro supporto ai palestinesi. La manifestazione è stata promossa dall’organizzazione “Amici dello Stato della Palestina” che ha condannato le violenze che stanno subito i civili nella Striscia di Gaza. La leadership bosniaca si è spaccata al suo interno con la maggioranza che ha condannato le violenze da entrambe le parti, mentre il rappresentante dei serbi in Bosnia, Milorad Dodik, ha criticato l’operato di Hamas sostenendo che Israele ha il pieno diritto a rispondere agli attacchi che ha subito.
In Kosovo invece la popolazione e la leadership politica sembra aver scelto chiaramente da che parte stare: con lo Stato d’Israele. Giovedì sera si è svolta una fiaccolata per ricordare le vittime dell’attacco di Hamas. L’ambasciatore statunitense a Pristina ha presenziato all’evento e ha dichiarato che “gli Usa condannano inequivocabilmente questi vili attacchi. Non c’è giustificazione per il terrorismo. Piena solidarietà ad Israele”. Il primo ministro, Albin Kurti, ha scritto su X: “Esprimo la massima preoccupazione per i crimini commessi contro i civili israeliani. Supportiamo il diritto d’Israele di difendersi e ci aggreghiamo nella richiesta di rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas”.
In Romania c’è stata una reazione simile con diverse centinaia di persone che hanno svolto una manifestazione al parco Izvor, nel centro di Bucarest, in favore di Israele. Presente anche il ministro della Sanità, Alexandru Rafila.
In Serbia si è svolta una protesta nella città di Novi Pazar chiamata “Stop alla guerra in Palestina”. Non a caso la città si trova in una zona in cui la maggioranza delle persone è di fede islamica. Invece, in Croazia, Albania e Montenegro non si sono tenute manifestazioni di alcun tipo, ma i governi dei tre Paesi si sono schierati per Israele. Zoran Milanovic, presidente della Croazia ha precisato che “Israele ha il diritto di difendersi, ma non deve compiere atti di ritorsione o massacri di civili innocenti”.
Infine in Ungheria Viktor Orban ha vietato manifestazioni pro-Palestina, come accaduto in diversi altri Paesi d’Europa. Le forze di Polizia hanno stabilito che tali eventi avrebbero potuto creare problemi di ordine pubblico.