Guinea Bissau. La povera economia del paese africano tra corruzione e narcotraffico

di Alberto Galvi

Dal punto di vista economico la Guinea Bissau è stata sempre dipendente dalla produzione di anacardi, che è stata in parte rovinata della mancanza di stabilità politica, che ha reso questo paese africano tra i paesi più poveri del mondo.
Le esportazioni di anacardi rappresentano la principale fonte di valuta estera della Guinea Bissau. Il raccolto di anacardi è vitale anche se fornisce una vita modesta per la maggior parte degli agricoltori del piccolo paese africano. Oggi questa nazione ha un enorme debito estero e un’economia che dipende fortemente dagli aiuti esteri.
Le altre principali attività economiche del territorio sono: la pesca, lo sviluppo di risorse minerali, come fosfati, bauxite e sabbie minerali, ed è iniziata anche l’esplorazione offshore di petrolio e gas. Il settore agricolo presenta anche coltivazioni di frutta, verdura e tuberi. Inoltre la combinazione di prospettive economiche limitate, istituzioni deboli e una posizione geografica favorevole, hanno reso dal 2008 la Guinea Bissau, un’importante area di transito per il traffico internazionale di stupefacenti.
Il piccolo paese africano è diventato un hub strategico per i narcotrafficanti dell’America Latina, per far arrivare in Europa la droga, con l’ausilio di organizzazioni criminali di diversi paesi, attraverso le rotte trafficate dei migranti. Inoltre questa zona ha una scarsa copertura radar, favorendo ulteriormente i trafficanti ad oltrepassare i confini già scarsamente controllati. Il traffico di droga è divenuto un fenomeno su larga scala in Africa occidentale a partire solo dal 2004.
In particolare la Guinea Bissau ha anche le caratteristiche geografiche che aiutano i trafficanti di droga perché, con i suoi 88 isolotti e le insenature di mangrovie, rendono difficili alle forze dell’ordine i controlli sul territorio. Le distanze tra le 2 sponde dell’oceano Atlantico tra Africa e America Latina sono di sole 770 miglia e questo avvantaggia i trafficanti di droga che devono sbarcare sulle coste di questa regione, che raggiungono complessivamente le 2600 miglia, e che sono molto difficili da controllare per dei governi che non hanno nessuna volontà politica di fermare questo fenomeno criminale.
I funzionari militari e delle forze dell’ordine della Guinea Bissau sono profondamente implicati nel traffico di droga, come l’ex comandante della marina della Guinea-Bissau, José Américo Bubo Na Tchuto, che è stato arrestato per questo reato. Un altro esponente di spicco delle forze armate della Guinea Bissau implicato nel traffico di droga è stato Antonio Indjai, capo delle forze armate della Guinea-Bissau, che è stato arrestato per aver collaborato con il gruppo paramilitare colombiano delle FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejército del Pueblo). Con la collaborazione degli alti ufficiali delle forze armate e dei politici, i trafficanti si muovono così impunemente in tutto il paese.
Per capire il livello di corruzione nell’economia di questo paese, bisogna comprendere come le istituzioni ne sono coinvolte, come nella vicenda accaduta lo scorso aprile con il sequestro di più di 170 tonnellate di riso donate dal governo cinese al piccolo paese africano, che stavano per essere venduti in modo illegale. Pechino aveva donato in totale 2.638 tonnellate di riso al governo guineano per un valore di 3 milioni di dollari.
In questa circostanza sono stati coinvolti il ministro dell’Agricoltura Nicolau dos Santos e l’ex ministro degli Interni Botché Candé. La vicenda è iniziata in seguito al ritrovamento del riso sequestrato in un magazzino di Bafatá, di proprietà dell’ex ministro degli Interni, e in una fattoria di proprietà del ministro dell’Agricoltura. Per questo motivo il primo ministro Gomes ha ordinato anche di effettuare i dovuti accertamenti nei confronti degli ispettori generali dei 2 rispettivi ministeri coinvolti, con l’accusa di aver interferito nelle indagini della magistratura su questa inchiesta.
In questo marasma generale, i finanziatori stranieri hanno deciso di sospendere gli aiuti per almeno 1,2 miliardi di dollari, indebolendo uno stato afflitto dallo stallo politico e da una corruzione dilagante. L’élite di questo paese è ormai da decenni che è corrotta, con alcuni esponenti politici dediti al narcotraffico.
Nonostante codesto commercio illegale sembri in calo negli ultimi anni, grazie alle politiche antidroga degli Stati Uniti, attraverso la DEA (Drug Enforcement Administration), e delle Nazioni Unite attraverso l’UNODC. Sia per l’ONU che per gli Stati Uniti, il contrasto al traffico internazionale di droga, è da sempre secondario nel continente africano, rispetto al contrasto al terrorismo internazionale di matrice islamica.