Guinea Eq. Gli Usa vogliono deportare i migranti africani

di Giuseppe Gagliano

L’amministrazione Trump sta spingendo per una nuova strategia di gestione dei migranti irregolari, negoziando con la Guinea Equatoriale per deportarvi cittadini africani. Il vice presidente equatoguineano, Teodoro Nguema Obiang Mangue, ha confermato il 7 maggio su X che colloqui con gli Stati Uniti sono in corso, ma nessun accordo è stato finalizzato. Malabo, preoccupata dall’idea che i migranti possano essere “criminali”, intende selezionare i profili escludendo chi ha precedenti penali, e chiede a Washington di coprire i costi di accoglienza e di investire in progetti locali per favorire l’integrazione.
La mossa si inserisce in una campagna diplomatica più ampia, che vede gli Stati Uniti cercare Paesi terzi, anche con discutibili record sui diritti umani, disposti ad accogliere migranti respinti dai loro Paesi d’origine. Accordi simili sono già stati siglati in America Latina: a febbraio, migranti africani e asiatici sono stati inviati in Costa Rica e Panama; a marzo, 300 venezuelani accusati di legami con gang sono stati deportati in El Salvador, finendo in un mega-carcere. Guatemala e Messico hanno accettato migranti di altri Paesi latinoamericani, mentre negoziati coinvolgono nazioni come Angola, Benin, Eswatini, Libia, Moldavia e Ruanda.
A Malabo però la proposta suscita perplessità. Radio Macuto, voce dell’opposizione, denuncia l’ipocrisia di un governo che, mentre tratta con gli USA, intensifica raid ed espulsioni arbitrarie contro migranti subsahariani, come i 200 camerunensi deportati ad aprile, mossa che ha irritato Yaoundé. La società civile equatoguineana teme l’impatto di nuovi arrivi in un Paese già segnato da tensioni sociali.
Sul piano internazionale, la strategia di Trump solleva interrogativi. Il segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato il 30 aprile che l’obiettivo è trovare Paesi lontani disposti ad accogliere “persone spregevoli”, ma una sentenza del Massachusetts del 18 aprile impone di informare i deportati sulla destinazione e di valutare rischi di abusi. Le questioni legali, politiche e umanitarie restano aperte: gli Stati Uniti garantiranno la sicurezza dei migranti nei Paesi riceventi? Per ora, la politica di esternalizzazione delle deportazioni avanza, ma il prezzo umano e diplomatico potrebbe essere alto.