Guinea. Posticipate di due settimane le elezioni legislative e il referendum costituzionale

di Alberto Galvi

Nei giorni scorsi il presidente della Guinea Alpha Condé ha deciso di posticipare il controverso referendum sul cambiamento della costituzione che se approvato gli permetterebbe di candidarsi per essere eletto per un terzo mandato.
Da metà dello scorso ottobre i manifestanti sono scesi in strada per manifestare contro la modifica della costituzione che darebbe la possibilità al presidente in carica di candidarsi per un terzo mandato. La mobilitazione contro Condé ha portato a manifestazioni di massa, che hanno avuto un impatto negativo sull’economia di uno dei paesi più poveri del mondo e gravi episodi di brutalità da parte della polizia.
Da allora sono stati uccisi almeno 30 civili e un gendarme. Il leader dell’opposizione Cellou Dalein Diallo del partito UFDG (Union of Democratic Forces of Guinea) ha affermato che la maggior parte della Guinea è contraria al referendum e ha predetto una forte astensione.
Secondo il governo invece la nuova costituzione se approvata modificherebbe molte leggi volte a migliorare l’uguaglianza di genere nella nazione principalmente musulmana, inoltre vieterebbe la mutilazione genitale femminile e i matrimoni forzati.
Inoltre la nuova costituzione consentirebbe ai diciottenni di candidarsi al parlamento. Attualmente sono ammessi solo i 25enni e non consentirebbe più a un solo genere di avere i 2/3 dei membri del governo.
Alla tornata elettorale di domenica scorsa ci sarebbero dovute essere anche le elezioni legislative ma anche esse sono state posticipate a causa di attacchi ai seggi elettorali e ai materiali di voto. Secondo la CENI· (Independent National Electoral Commission) della Guinea sono circa 7,7 milioni le persone registrate al voto.
L’OIF (Organisation Internationale de la Francophonie) ha dichiarato che invece erano quasi 2,5 milioni i nomi degli elettori nelle liste non valide. Inoltre negli ultimi giorni, sono aumentate le paure delle violenze in un paese che è abituato alle manifestazioni e alla brutale repressione.
Per questa ragione l’esercito è stato messo in allerta nonostante gli appelli della comunità internazionale a fare tutto il possibile per coinvolgere l’opposizione, e cercare di ottenere una campagna elettorale pacifica e democratica.
Inoltre l’ECOWAS (Economic Community of West African States) e l’Unione Africana hanno deciso di annullare all’ultimo minuto una missione di diversi capi di Stato africani che era programmata per recarsi in Guinea e di ritirare i propri osservatori.
In questo momento I partiti politici in Guinea si stanno concentrando sull’agenda elettorale, con le previste elezioni legislative e presidenziali, nonché un possibile referendum costituzionale.
Il governo ha dovuto affrontare anche altre proteste da parte di partiti politici, gruppi della società civile e sindacati come quelle per l’aumento dei prezzi del carburante e l’incapacità del governo di risolvere uno sciopero degli insegnanti di lunga data.
Attualmente il parlamento guineano è composto da 114 seggi. Il partito di Condé il RPG (Rally of the Guinean People) ha 53 seggi il partito UFDG ha 37 seggi, nonché il partito UFR (Union of Republican Forces) con 10 seggi. Gli ultimi 14 seggi sono divisi tra molteplici partiti minori.
L’attuale termine di fine mandato per Condé è previsto nel dicembre 2020, con i partiti di opposizione, gruppi della società civile, sindacati, che hanno unito le forze contro di lui nei prossimi appuntamenti elettorali. Il referendum e le elezioni legislative che dovevano svolgersi il 1° marzo sono stati infatti posticipati di 2 settimane.