Habemus Papam: Robert Francis Prevost è Leone XIV

di Giuseppe Gagliano

La fumata bianca ha illuminato il cielo di Roma: al quinto scrutinio del secondo giorno di Conclave, il comignolo della Cappella Sistina ha annunciato l’elezione del nuovo Papa. Robert Francis Prevost, cardinale statunitense di origini peruviane, è il successore di Papa Francesco, diventando il primo Pontefice americano nella storia della Chiesa cattolica. Con il nome pontificale di Leone XIV, Prevost, 69 anni, conosciuto per la sua discrezione, la sua esperienza missionaria e la sua passione per il tennis, si prepara a guidare la Chiesa in un’epoca di profonde sfide, tra riforme, divisioni interne e un mondo in trasformazione.

Alle 16:47 di oggi, 8 maggio 2025, il cardinale protodiacono ha pronunciato le parole “Habemus Papam” dal balcone di San Pietro, presentando al mondo Leone XIV. La folla in piazza, inizialmente sorpresa dall’annuncio di un Papa statunitense, ha accolto il nuovo Pontefice con entusiasmo. Prevost, affettuosamente chiamato “padre Bob” dai suoi confratelli, è emerso come un candidato di compromesso in un Conclave segnato dal confronto tra riformisti, fedeli all’eredità di Papa Francesco, e conservatori, desiderosi di un cambiamento di rotta.
La scelta del nome Leone XIV non è casuale. Evoca una tradizione di Papi riformatori e coraggiosi, come Leone I, che rafforzò l’autorità papale nel V secolo, e Leone XIII, autore della Rerum Novarum (1891), che aprì la Chiesa alle questioni sociali moderne. Con questo nome, Prevost sembra voler segnalare un pontificato di dialogo, fermezza e attenzione ai bisogni del mondo contemporaneo. La sua passione per il tennis, sport che richiede strategia e precisione, aggiunge un tocco di leggerezza al suo profilo: “Un Papa capace di un ace decisivo”, ha scherzato un commentatore vaticano, riferendosi alla sua abilità di unire fazioni opposte e conquistare i due terzi dei voti tra i 133 cardinali elettori.

Nato a Chicago il 14 settembre 1955 da una famiglia con radici francesi, italiane e spagnole, Robert Francis Prevost ha vissuto una vita segnata dall’impegno ecclesiale e dall’internazionalità. Laureato in matematica alla Villanova University (1977), ha poi conseguito un Master in Teologia presso la Catholic Theological Union di Chicago e un dottorato in diritto canonico al Pontificio Collegio San Tommaso d’Aquino (Angelicum) a Roma, con una tesi sul ruolo del priore nell’Ordine di Sant’Agostino.
Entrato nell’Ordine di Sant’Agostino nel 1977, Prevost ha emesso i voti solenni nel 1981 ed è stato ordinato sacerdote nel 1982. La sua vocazione missionaria lo ha portato in Perù per oltre un decennio (1985-1986 e 1988-1998), dove ha servito come parroco, insegnante di seminario e amministratore diocesano. Nel 2015 ha ottenuto la cittadinanza peruviana, un dettaglio che ha attenuato le resistenze verso un Papa proveniente da una superpotenza come gli Stati Uniti. Dal 2001 al 2013 è stato priore generale degli Agostiniani, eletto per due mandati consecutivi, dimostrando capacità di leadership a livello globale.
Papa Francesco ha riconosciuto il suo valore nominandolo vescovo di Chiclayo, in Perù, nel 2015, una delle diocesi più povere del Paese. Nel 2023, Prevost è stato chiamato a Roma come Prefetto del Dicastero per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, ruoli che gli hanno conferito un’influenza cruciale nella selezione dei vescovi a livello mondiale. Nello stesso anno è stato creato cardinale, dapprima con la diaconia di Santa Monica e, nel febbraio 2025, elevato a cardinale-vescovo con il titolo della diocesi suburbicaria di Albano.

Il Conclave, iniziato il 7 maggio 2025 dopo la morte di Papa Francesco il 21 aprile, è stato un’arena di confronto tra visioni diverse per il futuro della Chiesa. Il cardinale Pietro Parolin, ex Segretario di Stato, era il favorito, sostenuto dal blocco europeo e da parte dei riformisti. Tuttavia, le divisioni tra l’ala progressista, legata all’eredità di Bergoglio, e quella conservatrice, desiderosa di un approccio più tradizionale, hanno aperto la strada a un candidato di compromesso.
Prevost, con la sua esperienza internazionale e il suo profilo moderato, ha conquistato consensi trasversali. La sua vicinanza alla visione di Francesco su temi come la povertà, i migranti e l’ecologia lo ha reso gradito ai riformisti, mentre le sue posizioni più caute su questioni come i diritti LGBTQ+ e l’ordinazione delle donne diacono hanno rassicurato i conservatori. La sua doppia cittadinanza statunitense-peruviana e la sua conoscenza dell’America Latina, dove risiede la maggior parte dei cattolici, hanno rafforzato la sua candidatura. Secondo indiscrezioni, il sostegno decisivo è arrivato dai cardinali americani, da una parte del blocco africano e asiatico, e da alcuni elettori europei che vedevano in lui un “ponte” tra Nord e Sud globale.

Leone XIV assume la guida della Chiesa in un momento cruciale, con sfide che metteranno alla prova la sua capacità di leadership:
Continuità con Francesco: Prevost è atteso a proseguire le riforme pastorali di Bergoglio, come l’apertura ai divorziati risposati e l’attenzione alle periferie. La sua frase, “Un vescovo non dovrebbe comportarsi come un piccolo principe nel suo regno”, riflette il suo impegno per una Chiesa umile e vicina ai fedeli.
Gestione delle divisioni interne: La Chiesa è polarizzata su temi come il celibato sacerdotale, le benedizioni alle coppie omosessuali e il ruolo delle donne. Con il suo stile dialogante, Leone XIV dovrà mediare tra progressisti e tradizionalisti.

La passione di Prevost per il tennis non è solo un dettaglio pittoresco, ma una metafora del suo stile di leadership: strategico, paziente e capace di cogliere il momento giusto per un colpo decisivo. Come un tennista che prepara il punto con cura, Leone XIV sembra pronto a giocare una partita lunga, bilanciando riforme audaci e mediazioni prudenti. La sua elezione, come un tie-break ben eseguito, ha sorpreso molti, ma potrebbe rivelarsi il punto di svolta per una Chiesa in cerca di unità e rinnovamento.

L’elezione di Leone XIV segna un momento storico per la Chiesa cattolica: il primo Papa americano, con radici peruviane e un cuore missionario, rappresenta una sintesi tra continuità e novità. Con il suo nome ispirato a Papi riformatori e il suo approccio dialogante, Robert Francis Prevost si prepara a guidare la Chiesa in un mondo complesso, dove la fede si intreccia con le sfide sociali, politiche e ambientali. Resta da vedere se il “Papa del tennis” riuscirà a mettere a segno l’ace decisivo per un pontificato memorabile.