Haftar e al-Serraj si stringono la mano, ma niente di più: la Conferenza di Palermo è un mezzo successo

Poi il generale riparte prima della plenaria. La delegazione turca si ritira parlando di ‘profonda delusione’.

di Vanessa Tomassini

PALERMO. Sta giungendo al termine la conferenza di Palermo per la Libia, con la Libia. Malgrado i giornalisti italiani, sulla scia di quelli internazionali, abbiano detto e scritto di tutto, il governo italiano può raccogliere ora i frutti di settimane di preparazione frenatiche e di incessante lavoro. L’evento ha riunito in Sicilia 37 tra capi di Stato e ministri di paesi stranieri, i 4 attori principali libici, le delegazioni e rappresentanze di alcune minoranze, nonché della società civile. Non è passata inosservata la presenza, tra i tanti, del primo ministro russo Dmitri Medvedev, il presidente dell’Egitto Al Sisi, il presidente della Tunisia Essebsi, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, il ministro degli Esteri francese Le Drian, il premier algerino Ouyahia, l’Alto Rappresentante Ue Mogherini e l’inviato Onu per la Libia, Ghassan Salamè, accompagnato dalla sua vice Stephanie Williams. Quello che sarà celebrato come un successo, è senza dubbio l’ennesima stretta di mano tra il primo ministro del Governo di Tripoli, Fayez al-Serraj, ed il capo supremo dell’esercito orientale, Khalifa Haftar.
Nel corso dell’incontro nel capoluogo siciliano, a margine della conferenza per la Libia, i due leader si sono stretti la mano di fronte al sorridente presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha tutte le ragioni per essere soddisfatto. Le delegazioni di Camera, Alto Consiglio, esercito e Consiglio presidenziale infatti si sono sedute intorno allo stesso tavolo in modo civile e costruttivo per affrontare, sotto l’egida guida delle Nazioni Unite, le questioni economiche, politiche e di sicurezza che dovranno affrontare una volta tornati a casa. In attesa di conoscere i risultati della due giorni, si sta già pensando ai vantaggi che l’Italia trarrà da tanto impegno non solo a livello diplomatico, ma probabilmente anche a vantaggio del tanto discusso decreto sicurezza.

Il perchè di un mezzo successo (o mezzo fallimento)

di Enrico Oliari.

Haftar rassicura al-Serraj e punta il dito contro i paesi che non sorvegliano le frontiere.
Haftar non si è fermato molto a Palermo, e dopo l’incontro con al-Serraj è ripartito alla volta della Libia per, come riferisce il quotidiano on line The Address, “importanti impegni”. Traspare quindi la disillusione del generale cirenaico per l’incontro organizzato dal governo italiano, tra i cui scopi c’era sicuramente quello di portarsi alla pari con Emmanuel Macron, che all’Eliseo aveva fatto arrivare (ma anche lì a quanto pare inutilmente) sia lui che Fayez al-Serraj. Haftar lo ha detto in modo chiaro rispondendo ad un’intervista per la tv al-Hadath, affermando già ieri sera che “Non parteciperemo alla conferenza neanche se durasse cento anni. Non ho nulla a fare con questo” e “Tutta la mia partecipazione è con i ministri europei e dopo questi miei incontri con loro, alle 8 o alle nove, partirò immediatamente”.
Ad al-Serraj Haftar ha ricordato che “Non si cambia il cavallo mentre si attraversa il fiume”, ovvero che per lui continuerà a mantenere il suo ruolo a Tripoli fino alle elezioni, mentre a Libya Hadath ma anche sul quotidiano Enwan ha detto che “Siamo sempre in stato di guerra e il Paese ha bisogno di controllare le proprie frontiere. Abbiamo frontiere con la Tunisia, Algeria, Niger, Ciad, Sudan ed Egitto e la migrazione illegale viene da tutte le parti”, cosa che dà la possibilità a miliziani e terroristi di entrare in Libia facilmente. Per cui “I leader di questi paesi devono aiutarci almeno controllando le loro frontiere in maniera di non permettere l’immigrazione clandestina che ci crea il problema di al-Qaida, Daesh, movimenti islamici e integralisti che entrano attraverso le nostre frontiere”.

La delegazione turca si ritira.
Non solo Haftar ha lasciato la conferenza di Palermo prima del summit. La delegazione turca è stata richiamata in patria dopo che il vicepresidente Fuat Oktay ha parlato di “profonda delusione” per l’esclusione dall’incontro della mattinata fra Haftar, al-Serraj, Giuseppe Conte e il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi.
Oktay ha spiegato che “l’incontro informale di questa mattina è stato presentato come un meeting tra i protagonisti del Mediterraneo, ma questa è un’idea fuorviante. Noi la condanniamo e per questo lasciamo questo incontro profondamente delusi”.
“Sfortunatamente – ha insistito – la comunità internazionale non è stata in grado di restare unita questa stamattina. Qualcuno all’ultimo minuto, a cose fatte, ha abusato dell’ospitalità italiana”. “La crisi libica – ha aggiunto – non si risolverà se pochi continuano a tenere in ostaggio il processo politico per i loro interessi. Coloro che hanno creato le attuali condizioni in Libia non possono essere quelli che salvano il Paese”.