Hong Kong. Ancora proteste e scontri con la polizia

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Continuano le proteste antigovernative a Hong Kong, con scontri verificatisi in particolare nella zona del porto, luogo di affluenza turistica. I manifestanti avevano le maschere, proibite dalla governatrice Carrie Lam, ma la polizia ha riferito di agenti sottoposti al lancio di oggetti e di aggressioni con ombrelli, per cui sono stati impiegati gas lacrimogeni.
Siamo arrivati ormai alla 21ma settimana di proteste, le quali hanno preso il via con il disegno di legge sull’estradizione delle persone sottoposte a processo, provvedimento poi ritirato.
Chi protesta oggi vuole denunciare l’evidente erosione in atto dell’autonomia di Hong Kong e di quel “un paese, due sistemi” promesso nel 1997, anno del passaggio del territorio dalla Gran Bretagna alla Cina. Già nel 2017 il Comitato permanente del Congresso del Popolo nazionale (Npc) aveva introdotto un sistema elettorale che prevede per l’elezione del capo del governo locale la scelta fra due o tre candidati ricavati da una rosa di nomi approvati da Pechino, ovvero “patriottici”, cosa che aveva scaturito la “protesta degli ombrelli” del 2014.
Divenuta colonia britannica dopo la Prima Guerra dell’Oppio (1839-1842), Hong Kong si espanse nel 1898 fino a comprendere il perimetro della penisola di Kowloon. In base ai trattati sarebbe rimasta britannica per 99 anni, com’è stato.
Amministrata come provincia speciale, è sede di uno dei principali centri finanziari internazionali. Conta 7 mln e mezzo di abitanti.