Hong Kong. Xi ha firmato la controversa legge sulla sicurezza nazionale

di Alberto Galvi –

Il presidente cinese Xi Jinping ha firmato la controversa legge sulla sicurezza nazionale, considerata dagli oppositori di Hong Kong come un modo per mettere il bavaglio a chi dissente e per minare l’autonomia del territorio autonomo dell’ex colonia britannica. 
Il progetto di legge è stato presentato la scorsa domenica al Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo ed è stato approvato dallo stesso martedì; contestualmente alla votazione eminenti attivisti per la libertà ad Hong Kong hanno rilasciato dichiarazioni su Facebook affermando l’intenzione di ritirarsi dall’organizzazione per la democrazia Demosisto, ed anche la stessa organizzazione ha reso noto il proprio scioglimento al fine di scongiurare ritorsioni.
Ignorando le richieste dei Paesi occidentali, il Congresso nazionale del popolo ha quindi approvato il testo un anno dopo le proteste di massa nell’ex colonia britannica contro l’influenza del governo centrale cinese: il contenuto preciso della legge è stato redatto in sei settimane ed è sconosciuto a quasi 7,5 milioni di abitanti di Hong Kong, anche se presto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.
La legge sulla sicurezza è stata così aggiunta a quella fondamentale di Hong Kong, la mini-costituzione che ha cinquant’anni e che è stata concordata quando la sovranità del territorio fu restituita alla Cina dal Regno Unito nel 1997.  
Fin dal momento dell’approvazione della legge la polizia ha vietato la marcia che si teneva ogni anno dal 1997, un provvedimento adottato ufficialmente per il rischio di contagio da Covid-19, ma già diversii attivisti hanno affermato l’intenzione di continuare a manifestare.
Il segretario agli Esteri del Regno Unito, Dominic Raab, ha espresso profonda preoccupazione per l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale, che ha scatenato manifestazioni a Hong Kong fin da quando è stata annunciata a maggio da Pechino. 
Das parte sua il governo centrale cinese sostiene che è necessario affrontare i disordini da parte cittadini di Hong Kong come interferenze nei suoi affari interni, ma per molti la nuova legge sulla sicurezza nazionale mina le libertà che distinguono Hong Kong dal resto della Cina e che contribuiscono a definirne il carattere.
Gli oppositori, ormai in perenne protesta, vogliono denunciare l’evidente graduale erosione dell’autonomia di Hong Kong e di quel “un paese, due sistemi” promesso nel 1997, anno del passaggio del territorio dalla Gran Bretagna alla Cina. Già nel 2017 il Comitato permanente del Congresso del Popolo nazionale (Npc) ha introdotto un sistema elettorale che prevede per l’elezione del capo del governo locale la scelta fra due o tre candidati ricavati da una rosa di nomi approvati da Pechino, ovvero “patriottici”.
Come stabilito dalla Legge fondamentale le persone di Hong Kong conservano determinate libertà civili come la libertà di parola, il diritto di protestare e un sistema giudiziario indipendente, ma di fatto di moltiplicano le iniziative del governo centrale portare via pezzi della libertà e dell’autonomia che caratterizzava (ormail il passato è quasi d’obbligo) Hong Kong.
Negli ultimi anni l’ex colonia ha assistito ad una serie proteste che chiedevano maggiori diritti, a cominciare dalla Rivolta degli ombrelli del 2014 per arrivare allo scorso anno, quando le manifestazioni contro la legge governativa locale sull’estradizione, peraltro ora scartata, sono state violente, con blocchi delle strade, sassaiole, cariche della polizia e numerosi arresti e feriti.
Gli Stati Uniti, già in disputa con la Cina su diverse questioni, hanno iniziato lo scorso lunedì a eliminare lo status speciale di Hong Kong ai sensi della legge statunitense, bloccando le esportazioni della difesa e limitandone l’accesso alla tecnologia.

Divenuta colonia britannica dopo la Prima Guerra dell’Oppio (1839-1842), Hong Kong si espanse nel 1898 fino a comprendere il perimetro della penisola di Kowloon. In base ai trattati sarebbe rimasta britannica per 99 anni, com’è stato.
Amministrata come provincia speciale, è sede di uno dei principali centri finanziari internazionali. Conta 7 mln e mezzo di abitanti.