Hong Kong. Natale di proteste antigovernative e di scontri

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Il Natale non ha fermato ad Hong Kong le proteste antigovernative, con manifestanti con il cappello di Babbo Natale o con le corna delle renne che hanno occupato la zona turistica del centro della città, dove si sono registrati scontri come non avvenivano da settimane. A mezzanotte il lancio di molotov e oggetti da una parte e quello di gas lacrimogeni dall’altra si è interrotto con i manifestanti che hanno fatto gli auguri ai poliziotti, per poi riprendere per tutta la notte.
Le proteste antigovernative, iniziate sei mesi fa per la controversa legge sull’estradizione, vogliono denunciare l’evidente erosione in atto dell’autonomia di Hong Kong e di quel “un paese, due sistemi” promesso nel 1997, anno del passaggio del territorio dalla Gran Bretagna alla Cina. Già nel 2017 il Comitato permanente del Congresso del Popolo nazionale (Npc) aveva introdotto un sistema elettorale che prevede per l’elezione del capo del governo locale la scelta fra due o tre candidati ricavati da una rosa di nomi approvati da Pechino, ovvero “patriottici”, cosa che aveva scaturito la “protesta degli ombrelli” del 2014.
Divenuta colonia britannica dopo la Prima Guerra dell’Oppio (1839-1842), Hong Kong si espanse nel 1898 fino a comprendere il perimetro della penisola di Kowloon. In base ai trattati sarebbe rimasta britannica per 99 anni, com’è stato.
Amministrata come provincia speciale, è sede di uno dei principali centri finanziari internazionali. Conta 7 mln e mezzo di abitanti.