Hong Kong. Rinviate le elezioni: toni accesi fra Berlino e Pechino

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A causa dell’aumento dei casi di coronavirus ad Hong Kong, 145 nelle ultime 24 ore, la governatrice Carrie Lam ha annunciato lo slittamento delle elezioni previste per il 6 settembre. Dalla competizione elettorale sono già stati esclusi una dozzina di candidati “pro democrazia” tra cui il noto attivista Joshua Wong, anche perché la legge elettorale introdotta nel 2014 prevede che si possa scegliere tra una rosa di nomi “patriottici”, cioè approvati dal governo centrale, in altre parole dal Partito Comunista Cinese.
Oltre alle proteste interne, Hong Kong e Pechino hanno incontrato la ferrea reazione della Germania, la quale ha denunciato la “seria violazione del diritto internazionale” ed ha sospeso l’accordo di estradizione con il paese orientale.
D’altronde i casi accertati di Covid-19 ad Hong Kong sono poco più di 3mila su una popolazione di 7,45 milioni di abitanti, per cui è palese che il rinvio delle elezioni ha poco a che fare con la pandemia in corso. In realtà il governo locale continua ad avere difficoltà di gestione della protesta, la quale continua ad essere viva nei media e nell’opinione pubblica globale.
A parlare di “violazione del diritto internazionale” è stata l’ambasciata tedesca a Berlino attraverso un comunicato diffuso su ordine del ministro degli Esteri Heiko Maas, e difatti sul governo di Berlino stanno aumentando le pressioni dei tedeschi per esprimere una posizione chiara nei confronti della Cina.
La cosa preoccupa tuttavia la cancelliera Angela Merkel, la quale ha ricordato di recente che la Cina è un partner importante per la Germania, spece ora che le relazioni commerciali con gli Stati Uniti sono praticamente a zero. Il rischio è che il sentimento anti cinese si espanda a macchia d’olio in tutta l’Unione Europea,
L’esportazioni della Germania verso la Cina sono cresciute nel 2019 del 3,2 per cento, ma la firma dell’accordo commerciale tra gli Usa e il paese orientale potrebbe rappresentare un ostacolo per l’export tedesco: la situazione è quindi delicatissima, ed un eventuale raffreddamento delle relazioni potrebbe pesare su Berlino come un macigno.
Intanto la Cina si è riferita all’iniziativa di Maas come un’ingerenza negli affari interni, per cui è stato fatto sapere che “ci riserviamo il diritto di procedere a ulteriori reazioni”.