di Giuseppe Gagliano –
I blackout, come quello verificatosi a Podgorica, capitale del Montenegro, sono il sintomo di una vulnerabilità diffusa che non riguarda solo i paesi poveri o in via di sviluppo, ma anche quelli con risorse economiche considerevoli. Le infrastrutture energetiche sono state progettate in un’epoca climatica diversa e oggi si rivelano inadeguate di fronte alle sfide poste dall’aumento delle temperature e dalle condizioni meteorologiche estreme. La crisi climatica sta esacerbando la pressione sulle reti elettriche, rendendo più frequenti i blackout e aumentando il rischio di disordini sociali e politici. Paesi come il Montenegro, il Kuwait e l’Ecuador, pur avendo risorse differenti, condividono il problema della mancanza di pianificazione a lungo termine e dell’incapacità di adeguare le infrastrutture alle nuove realtà climatiche.
L’urgenza di interventi strutturali è resa evidente dagli eventi estivi, che hanno visto la necessità di interruzioni programmate della fornitura elettrica per evitare collassi totali del sistema, come accaduto in Kuwait. Il contesto energetico globale è ulteriormente complicato dalla transizione verso fonti rinnovabili, resa necessaria dagli obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti dagli accordi di Parigi del 2015. Tuttavia, il passaggio alle energie rinnovabili richiede investimenti massicci non solo nelle fonti stesse, ma anche nelle reti di distribuzione, con una spesa stimata in 24mila miliardi di dollari entro il 2050.
Paesi come Cina e Stati Uniti, con vaste aree da coprire e una domanda energetica elevata, devono affrontare i maggiori costi, ma tutte le nazioni sono chiamate a fare la loro parte. Gli Stati che dipendono fortemente dall’energia idroelettrica, come l’Albania, si trovano in una posizione particolarmente vulnerabile a causa dell’aumento delle siccità e del cambiamento delle precipitazioni. La dipendenza da un’unica fonte energetica espone i paesi a interruzioni gravi e frequenti, come dimostrato dall’Ecuador, dove il blackout ha paralizzato gran parte del paese, aggravando le difficoltà economiche di una nazione già indebitata e dipendente da creditori internazionali.
I Balcani, una regione con un sistema energetico poco resiliente e fortemente dipendente dalle condizioni climatiche, hanno subito interruzioni significative a causa delle ondate di calore e degli incendi boschivi. Questo problema è destinato a peggiorare se non verranno implementate rapidamente misure di adattamento.
I paesi più ricchi, come il Kuwait, possono attingere alle proprie riserve economiche per finanziare interventi di rafforzamento delle infrastrutture, ma la maggior parte delle nazioni, specialmente quelle con economie in via di sviluppo o fortemente indebitate, si troveranno in difficoltà. Il problema energetico dunque sta diventando un fattore chiave nelle dinamiche geopolitiche, poiché la capacità di garantire una fornitura stabile di energia è sempre più legata alla stabilità politica e sociale. Le interruzioni di corrente hanno ripercussioni non solo economiche, ma anche sanitarie, come dimostrato dalle difficoltà incontrate dagli ospedali durante i blackout. I governi, dunque, devono prepararsi a fronteggiare un futuro in cui le infrastrutture energetiche saranno messe alla prova con sempre maggiore frequenza, e il ritardo nella loro modernizzazione rischia di creare una crisi globale con conseguenze imprevedibili.