I ministri degli Interni parlano di migranti, ma Salvini è dalla D’urso

di C. Alessandro Maceri –

Il 7 giugno a Lussemburgo si sono riuniti i ministri degli Interni del Consiglio d’Europa “per rendere più efficaci le regole per il rimpatrio dei migranti irregolari”, una posizione che “copre tutti gli aspetti della revisione proposta a parte le disposizioni sulla procedura di frontiera per i rimpatri”. Una riunione importante come dimostrano le decisioni che sono state prese e che sono contenute nella risoluzione sulla “posizione parziale di negoziazione sulla direttiva sui rimpatri”.
Un momento importante al quale il ministro Matteo Salvini ha deciso di non partecipare perchè impegnato nella campagna elettorale in Lombardia, come lui stesso ha comunicato in un messaggio su Twitter: “Chi si ferma è perduto”, ha scritto sul suo account.  A rappresentare l’Itala agli incontri, al posto di Salvini, c’era il sottosegretario Nicola Molteni, che da quando c’è il nuovo governo ha seguito quasi tutti i vertici degli Interni.
L’assenza del leader leghista è stata notata e criticata da molti. “Dopo due mesi di campagna elettorale, di promesse e di arringhe nelle piazze italiane, il vicepremier diserta una riunione che ha in agenda questioni importanti come la riforma della direttiva sui rimpatri, i fondi europei per gli affari interni nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, le misure antiterrorismo e le sfide future su migrazione e asilo”, ha dichiarato l’eurodeputato PD Gualtieri, “l’Italia non sarà rappresentata a livello politico”. Quella di ieri non è stata la prima riunone alla quale il ministro Slavini non ha partecipato: su sette riunioni dei ministri Ue degli Interni che si sono tenute da quando Salvini si è insediato al Viminale, ha partecipato personalmente solo ad una, come non ha mancato di rimarcare Gualtieri.

 Eppure era un’occasione per parlare della riforma del Regolamento di Dublino, ovvero l’accordo Ue che riceve critiche da Roma perché scaricherebbe il peso dei migranti in arrivo in Europa sulla spalle dei Paesi di frontiera, ovvero Spagna, Grecia e Italia.
Un momento importante anche perchè di fatto gli sbarchi non si sono mai fermati. L’ultimo proprio ieri con l’ennesima carretta del mare approdata a Lampedusa. E non si tratta certo di un caso isolato: venerdì, un’altra imbarcazione con a bordo decine e decine di migranti era stata indirizzata in un altro porto, sempre italiano.
Se è vero che gli sbarchi sono diminuiti sono in molti a dubitare dei numeri del governo: un deputato del PD, Ubaldo Pagano, membro della Commissione Affari Sociali della Camera, ha chiesto al governo di fare chiarezza: “I ministri della Difesa, Elisabetta Trenta, e della Salute, Giulia Grillo, facciano chiarezza sugli arrivi fantasma nelle nostre coste. Da settimane si susseguono mini sbarchi, arrivi con barchini, la stampa parla addirittura di 7mila irregolari giunti nelle spiagge delle regioni del Sud senza alcun controllo e senza registrazione”. Vista “l’assenza del ministro Salvini, la cui strategia si sta rivelando totalmente fallimentare”, ha aggiunto Pagano, “siano gli altri ministeri competenti a fare luce”. “E’ evidente che Salvini, che parla di porti chiusi solo per ingannare i cittadini quando i porti sono ben aperti, sta cercando di nascondere la realtà”.
Numeri sui quali anche un altro partito aveva sollevato dubbi (in questo caso riguardante i meriti di tale calo). Qualche mese fa, a gennaio 2019, era stato Paolo Romani, ex capogruppo di Forza Italia nella passata legislatura, a dichiarare che questo calo sarebbe inziato nel 2017, ovvero prima che Lega e M5S salissero al governo: “La forte diminuzione delle partenze dalle coste libiche è iniziata il mese di settembre del 2017 con la definizione da parte di Minniti del codice di condotta per le ONG. Il cambiamento di registro da parte del governo Gentiloni è avvenuto dopo l’indagine pretesa ed ottenuta da Forza Italia in commissione Difesa per iniziativa del sottoscritto e del senatore Gasparri”.
A tutto questo si aggiunge il problema della situazione dei migranti nel nostro paese: diverse recenti inchieste giornalistiche hanno confermato che le misure adottate dal governo per chiudere i centri di accoglienza per i migranti non hanno avuto l’effetto di rimpatriarli. Anzi, stando ai numeri i rimpatri sarebbero diminuiti rispetto al 2017.
Il vero problema, è la mancanza di norme chiare e soprattutto efficaci per far fronte al fenomeno migratorio, sia a livello nazionale che internazionale. Ma soprattutto la mancanza di programmi concreti per fronteggiare il problema “all’origine”, ovvero nei paesi africani da cui provengono la stragrande maggioranza dei migranti che giungono in Italia e in Europa. Flussi migratori che sono destinati ad aumentare anche a causa dei cambiamenti climatici in atto (anche questi causati per in massima parte dai paesi sviluppati e da loro, molto spesso, “negati”, si pensi alla politica degli USA e del Brasile degli ultimi anni o alle scelte di molti paesi europei, come la Polonia.
La scelta di far fronte ai fenomeni migratori con misure insostenibili ed alcune volte anche disumane non è più ammissibile. Non è un caso se, proprio nelle scorse settimane, gli esperti ONU per i diritti umani hanno espresso un giudizio negativo sul decreto del Ministero guidato da Salvini, dove si diceva di voler “multare coloro che salvano migranti e rifugiati in mare, e ha esortato il governo a sospenderne l’approvazione”. “Il diritto alla vita e il principio di non respingimento dovrebbero sempre prevalere sulla legislazione nazionale o su altre misure presumibilmente adottate in nome della sicurezza nazionale”, hanno detto gli esperti dell’OHCHR, che hanno “esortato le autorità a smettere di mettere in pericolo la vita dei migranti, compresi i richiedenti asilo e le vittime della tratta di persone, invocando la lotta contro i trafficanti. Questo approccio è fuorviante e non è in linea con il diritto internazionale generale e il diritto internazionale dei diritti umani. Invece, politiche di migrazione restrittive contribuiscono ad esacerbare le vulnerabilità dei migranti e servono solo ad aumentare la tratta di persone”.
I problemi legati ai migranti sono molti, delicati e complessi. Un motivo in più per non mancare alla riunione dei ministri degli Interni del Consiglio d’Europa che si è tenuta ieri.
Tanto più che si è appena concluso un lungo periodo che ha visto i leader dei vari partiti, tra cui Salvini, dedicarsi alle elezioni europee.