Il Consiglio europeo approva il Recovery Fund. Via libera anche a Bei, Mes e Sure

di Elisabetta Corsi

Nel Consiglio europeo tenutosi ieri si è delineata una vera e propria linea d’intesa tra gli stati dell’Unione Europea attraverso l’impiego di un nuovo strumento, un fondo ideato per la ripresa, cioè i Recovery Found. Una proposta partita dagli stati del sud ma che ha trovato consensi anche in quelli del nord, sebbene vi siano ancora delle controversie e resistenze riguardo alle modalità di finanziamento.
Un fondo che dovrà avere una consistenza adeguata, mirato ai settori e alle aree geografiche dell’Europa maggiormente colpiti dalla pandemia di coronavirus e destinato a far fronte a questa crisi economica senza precedenti. La Commissione europea, a cui ora spetta l’iniziativa, rivedrà il piano e sarà presentato nelle prossime settimane, come dichiarato dalla presidente Ursula von Der Leyen. La soluzione più probabile sarebbe quella di finanziare il piano aumentando in modo significativo il contributo del budget del bilancio europeo pluriennale, che scade a fine 2020 e che attualmente è fissato al 1,16 per cento del Pil nazionale.
A sostenere con forza questa alternativa vi sono stati soprattutto il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, il premier spagnolo Pedro Sanchez e il presidente francese Emmanuel Macron, che hanno richiesto a gran voce una risposta comune molto ambiziosa.
Il risultato raggiunto può essere considerato uno storico traguardo per un’Europa che non ha sempre ha dato prova di capacità collaborativa ed anzi, soprattutto gli stati del nord come l’Olanda in un primo momento hanno resistito alle esigenze degli stati dell’Unione più colpiti dalle emergenze epidemiologica ed economica.
Sulla reale entità del fondo non si sa ancora molto, non è stato stabilito un budget anche se la Spagna, l’Italia e la Francia puntano a ottenere 1.500 miliardi di euro, somma che dovrebbe coincidere con le stime fatte dalla Commissione europea.
La proposta dei paesi del sud consisterebbe nell’ottenere sussidi senza obbligo di restituzione, quindi un debito perenne per l’Unione Europea (saranno pagati solo gli interessi) con gli investitori, in questo modo gli stati non devono indebitarsi ulteriormente; al contrario i paesi del nord puntano su prestiti per evitare di fare debito. Quindi la prossima battaglia si gioca proprio sul finanziamento di questo piano.
Le prime ipotesi farebbero pensare ad una buona parte del denaro in sussidi mentre una minore in prestiti, questo per le ancora decise resistenze dei paesi del nord come i Paesi Bassi a concedere finanziamenti a fondo perduto.
Gli stati del sud vorrebbero far partire questo fondo molto prima del 2021, se possibile già dal mese di luglio. La Commissione europea presenterà la propria proposta il 6 maggio mentre per il 18 maggio è fissata la nuova riunione dell’Eurogruppo, ma potrebbe anche essere anticipata.
Nel Consiglio europeo è stata approvato anche un pacchetto del valore di 540 miliardi di euro per la sicurezza dei lavoratori, le imprese e gli enti sovrani, che si riferisce alla Bei (Banca Europea degli Investimenti), al Sure (Cassa Integrazione Europea per la Disoccupazione) e all’ormai noto Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità). Piani che devono essere approvati da tutti i paesi membri, per quanto il ricorso a tali strumenti sarà poi facoltativo. I pacchetti dovrebbero entrare in vigore a partire dal 1 giugno 2020.