di Tommaso Conte –
Da ormai dodici anni il Daesh, conosciuto anche con gli acronimi di “Isis” o “Isil” o “Is”, ha fatto il suo terribile debutto nella geopolitica internazionale stabilizzandosi inizialmente tra Siria ed Iraq, proclamando il sedicente califfato. I tentacoli dell’organizzazione però si sono allungati nei più disparati angoli dello scacchiere eurasiatico e africano. Ad oggi il Daesh ha conquistato, perso o mantenuto molti territori, la maggior parte dei quali si trovavano in situazioni conflittuali, e proprio grazie ad esse le organizzazioni simili al califfato hanno la possibilità di infiltrarsi e di trovare territorio fertile per reperire introiti e manovalanza.
Interessanti sono le tipologie di conflitto o di osmosi che il califfato intrattiene con le altre organizzazioni islamiste combattenti. Al-Qaeda, AQIM e tutte le costole locali di queste organizzazioni hanno perso molta influenza proprio a causa del Daesh. La Siria in particolare è stata un grande banco di prova per il califfato: molte centinaia di affiliati ad organizzazioni salafite, appoggiate da Qatar, Arabia Saudita o al-Qaeda, hanno disertato e si sono uniti al califfato in espansione, spesso giudicando le altre organizzazioni salafite “munhafiqun”, ipocrite ed attendiste. Il Daesh, con le sue tattiche innovative e mediatiche da jihad 3.0, è stato capace di spiazzare la comunità internazionale con le sue gesta e di creare una forte ed allettante propaganda per il reclutamento.
Con poche eccezioni è stata l’organizzazione jihadista che ha potuto contare su un territorio ed un fronte abbastanza stabili ed estesi: nel 2014 il califfato era in effetti esteso quasi quanto il Regno Unito. Sia durante che dopo la disfatta territoriale in Iraq e Siria il Daesh aveva cominciato a creare la struttura di un’organizzazione multi-continentale: è bene ricordare che per diversi anni i terroristi neri furono importanti protagonisti nel caos libico che vide gran parte della Sirtica e del Sahara sotto il controllo più o meno parziale di Daesh, che nel marzo 2016 tentò addirittura il terribile colpo di mano nella tunisina Ben Guardene, venendo respinto.
Oltre alle infiltrazioni e le presenze di cellule dormienti nei paesi del Maghreb, il califfato per forza di cose considera il continente nero la sua principale fortezza. Scontrandosi con le forze russe nella provincia mozambicana di Cabo Delgado e mantenendosi strategicamente e militarmente forte in varie sezioni del Sahel, del Sinai e del Corno, gli eredi di Abu Bakr al-Baghdadi sono lungi dall’essere debellati. Gli USA due giorni fa hanno intensificato raid aerei al fine di distruggere l’organizzazione terroristica in Somalia. Al contrario di al-Shabab, il Daesh è attualmente presente nel nord del caotico paese, più precisamente nel Puntland. Oltre ad aver conservato zone di infiltrazione nella Nigeria settentrionale, dominata in parte da Boko Haram, il califfato punta a mantenere un controllo stabile nello scacchiere saheliano.
Distinguendosi ed entrando in conflitto con gruppi quali Ansar Dine, MUJAO, Ansarul Islam ed altri gruppi qaedisti attivi soprattutto nell’Azawad (Mali), Daesh ora controlla sezioni più o meno estese di un territorio localizzato nelle zone confinarie tra Mali, Niger, Repubblica Centrafricana e anche i villaggi di confine di Camerun e Benin. dove si è registrata la presenza di infiltrazione a conduzione di Daesh.
La situazione militare siriana è come sempre nebulosa: il deserto siriano è da anni nascondiglio prediletto per le forze residue del califfato e, a causa dello slittante fenomeno caratterizzato da dinamiche di incontro-scontro proprio di Daesh e delle altre organizzazioni jihadiste attive contro lo stato siriano ormai collassato, è difficile prevedere se le forze di al-Jolani saranno pronte a schiacciare in maniera definitiva i resti desertici del califfato. Nella Località di Abu Kamal è confermata la presenza dei combattenti appartenenti ad entrambi gli schieramenti.
La geopolitica di carattere globale del Daesh ha raggiunto forse il livello più alto con la guerriglia nella cittadina e nei sobborghi di Marawi, nell’isola di Mindanao. Robert “Musa” Cerantonio, il predicatore radicalizzato italo-australiano, se non arrestato dalle autorità dei Canberra, sarebbe stato certamente una figura di spicco nell’ambito di una potenziale provincia isolana del califfato. Il combattente di origini italiane, divenne noto al pubblico di Youtube Italia con il suo debutto nel programma ‘’Alla Luce’’, condotto da Usama al-Santawy. Il foreingfighter Cerantonio è una prova tangibile dell’influenza geopolitica e propagandistica di Daesh in occidente.
Daesh si sta inoltre consolidando nel cosiddetto “Califfato del Korasan”: utilizzando l’Afghanistan come volano, dove è in lotta contro i talebani, si sta espandendo nei paesi dell’Asia Centrale.