Il De profundis dello Stato laico

di Marforius *

Il mattino del 21 aprile scorso Francesco, papa e sovrano della Santa Sede, ha posto fine alla sua vita terrena. Naturalmente un accadimento del genere non poteva che essere al centro delle cronache e delle comunicazioni mediatiche. Ma a ben vedere le cose sono andate un po’ oltre.
I media hanno iniziato a trasmettere a reti unificate quasi senza soluzione di continuità profili biografici, fatti ed eventi, con modalità spesso riconducibili a una vera e propria apologia agiografica. Addirittura il governo italiano ha decretato cinque giorni di lutto nazionale, prevedendo tutta una serie di correlati adempimenti protocollari.
Con tutto il rispetto per un’autorità religiosa, che in questo caso è anche capo di uno Stato, la cosa appare del tutto esagerata e fuori luogo.
A questo punto si prende atto che la laicità dello stato unitario, di risorgimentale memoria, è ormai morta e seppellita; probabilmente lo era già. Il povero Camillo Benso conte di Cavour coniò una frase memorabile con quale sintetizzò i rapporti tra Stato e Chiesa, chiosando “libero Chiesa in libero Stato”, ma ormai le sue parole sono assolutamente vane, oltre che dimenticate dai più.
Peraltro nel nostro Paese esiste il Concordato, stipulato nel 1929 e poi aggiornato nel 1984, con il quale vengono regolati i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica, ovvero la Santa Sede.
Certamente appartengo, con orgoglio, a quella schiera di laici, ormai nostalgici stando soprattutto ai numeri, che ricorda ancora il Risorgimento, che naturalmente non possono apprezzare che il governo abbia addirittura decretato diversi giorni di lutto nazionale, ai quali si è accompagnata la sospensione di eventi sportivi, compresa la sacra ritualità calcistica.
Il commento, non lusinghiero, va al di là dell’azione svolta da Francesco, che nei fatti si è mostrato terzomondista e favorevole alla immigrazione senza controllo al punto da, appena eletto, recarsi a Lampedusa “benedicendo” gli arrivi senza limiti.
La contrarietà deriva dal fatto che è venuta meno la laicità dello Stato, la quale è uno degli elementi fondanti dello stesso e uno dei presupposti della sua neutralità nei confronti dei cittadini e di tutti i soggetti che compongono la società.
Nessuno nega alla cristianità il sacrosanto diritto di celebrare i riti che vuole, ci mancherebbe, ma non si può porre al centro del sistema la morte di un papa; sarebbe lo stesso se eventi del genere possano riguardare ebrei, islamici, valdesi e sinanco atei, agnostici o quant’altro.
Viene da pensare che sotto sotto il nostro “ensemble” politico o, meglio, il sistema partitocratico, in realtà vuole come al solito acquisire simpatie dal mondo cattolico. Guarda caso ieri a Camere riunite si è commemorato il defunto papa Francesco. Cosa che fa ricordare la seduta congiunta dei due rami del Parlamento, che fu tenuta il 14 novembre 2002, con il plauso generale, quando Giovanni Paolo II intervenne appunto a Camere riunite. E visto che ci siamo rammentiamo anche il discorso di insediamento di Casini, quale presidente della Camera, tenuto ne 2001, allorché rese noto che si era affidato da buon bolognese alla protezione della Madonna di San Luca.
Purtroppo tutto ciò è figlio della sovranità limitata del nostro paese, mai pienamente rinato dopo la parentesi fascista e la disfatta bellica, in quanto la Repubblica in realtà si è rivelata la repubblica dei partiti e dei comitati elettorali, che ha evidentemente bisogno di sostegni esterni, che peraltro sovente non favoriscono il nostro Paese.
Ovviamente tutti tacciono riguardo la laicità. Evidentemente il mondo laico è anch’esso defunto e le sue ceneri sparse chissà dove. Al di là di qualche celebrazione di maniera, anche taluni soggetti laici per antonomasia nei fatti parimenti tacciono, anzi, a quanto sembra, in taluni casi ricordano pure il caro estinto.
Non c’è più religione, o meglio religio, è il caso di dire. L’occidente post nichilista, post globalizzato e post tutto vaga smarrito, inebriato dal consumismo e appesantito dalla sua pinguetudine, per la gioia chi sta conducendo la guerra dell’oppio a parti invertite. A questo punto come si poteva non mettere in piedi un vero e proprio sabba celebrativo per chi ha dato la copertura religiosa o pseudo religiosa al mondialismo, rivelatosi sovente deteriore.
Amen, awomen.

* Articolo in mediapartnership con Nuovo Giornale Nazionale.