Il Global Healt del G20: dall’Italia la proposta sulla “sospensione” dei brevetti sui vaccini

Annunciata la “Dichiarazione di Roma” su 16 principi, tra cui quello della “Vaccinazione globale, sostenibile, equa ed efficace”.

di Maurizio Delli Santi * –

È un’immagine rassicurante quella proposta dallo streaming in diretta da Villa Pamphili in cui si vedono a fianco il presidente del Consiglio Mario Draghi e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Dà netta l’idea iconica di una intesa, di una comune linea di vedute che nell’incertezza degli attuali scenari globali sembra evocare finalmente un tavolo di lavoro su cui c’è qualcuno disposto a ragionare e mostra volontà e capacità di attrazione per accordarsi finalmente su qualcosa di concreto, serio e duraturo, quale deve essere una visione strategica sui programmi per la salute globale. Ovviamente il tema centrale del forum sul Global Health voluto dalla Commissione europea e dalla presidenza italiana del G20 è tutto incentrato sulle azioni che la comunità internazionale è chiamata ad intraprendere nella pianificazione degli interventi per la pandemia Covid 19.
E la prima sfida dichiarata è quella di giungere alla vaccinazione globale, evitando che l’accesso alla profilassi trovi ostacoli soprattutto nei paesi in via di sviluppo o comunque in quelle aree ove le crisi politiche ed economiche sono tali da impedire l’immunizzazione della popolazione più povera.
Si tratta di una dichiarazione d’intenti che può sembrare scontata, ma non lo è se si considerano le polemiche che sono sorte sul brevetto dei vaccini. Le criticità del tema sono note: da un lato c’è la tesi umanitaria per cui il vaccino va considerato alla stregua di un “bene comune”, dall’altra c’è la tesi, più dura ma molto realistica, secondo cui accantonando i benefit delle case farmaceutiche sui brevetti c’è il rischio di far arretrare la spinta della ricerca, l’interesse dell’industria farmaceutica a sostenere costosi programmi, e non solo da parte di Big Pharma, ma anche delle piccole e medie industrie del settore che comunque possono apportare rilevanti contributi scientifici. C’è poi un altro aspetto da considerare, quello della “geopolitica dei vaccini”, la rincorsa sostenuta da grandi potenze ad approvvigionare alcune aree ove stanno estendendo le loro mire egemoniche.
Sul tema dei vaccini era perciò necessario un confronto tempestivo, e la linea indicata dalla presidenza italiana del G20 è stata netta all’apertura dei lavori. Il presidente ha infatti lanciato la proposta di introdurre una “sospensione dei brevetti” sui vaccini Covid-19, “in modo mirato, limitato nel tempo e che non metta a repentaglio l’incentivo ad innovare per le aziende farmaceutiche”. Ma ha anche precisato che “questa proposta non garantisce che i paesi a basso reddito siano effettivamente in grado di produrre i propri vaccini. Dobbiamo sostenerli finanziariamente e con competenze specializzate”. Ha quindi ricordato che l’Unione Europea ha esportato circa 200 milioni di dosi di vaccini Covid-19 in 90 Paesi, circa la metà della sua produzione totale, e ha esplicitamente esortato tutti gli Stati a fare lo stesso. Ed ha quindi precisato: “Dobbiamo revocare i divieti generali di esportazione soprattutto verso i Paesi più poveri”.
Il presidente Draghi ha quindi fatto riferimento alla rilevanza del programma Accelerator Act-A coordinato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con l’obiettivo di aiutare i paesi più fragili a fronteggiare la pandemia, indicando che l’Italia ha donato 86 milioni di euro a Covax e altri 30 milioni a progetti multilaterali collegati. Ha quindi annunciato l’intendimento di aumentare il contributo con altri 300 milioni di euro.
La presidente Ursula von der Leyen ha quindi manifestato ampio sostegno alla linea confermando l’obiettivo di “mettere sotto controllo la pandemia ovunque, e assicurare che i vaccini vengano dati a tutti, ovunque”. Ed ha precisato che non sarà sufficiente affidarsi alle esportazioni dei vaccini, ma occorrerà che siano condivise le capacità di produzione. Anche gli altri leader europei si sono dichiarati d’accordo. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha evidenziato che solo l’1% dei vaccini è prodotto in Africa e che quindi è necessario “rafforzare la capacità di produzione nella regione”. Il presidente francese Emmanuel Macron è intervenuto anche in maniera più netta: “Non ci dev’essere nessun tabù, ogni volta che la proprietà intellettuale è un ostacolo dobbiamo dare una risposta. Se le conclusioni del G20 implicheranno l’uso di nuove misure in materia di proprietà intellettuale le sosterrò”.
Il presidente cinese Xi Jinping, anch’egli in collegamento con il Global Health Summit, ha annunciato di avere già fornito 300 milioni di dosi di vaccino al mondo e di proseguire negli aiuti “al meglio delle sue capacità”. Sono infatti previsti altri 3 miliardi di dollari in aiuti per i prossimi 3 anni per sostenere la risposta al Covid e la ripresa economica nei paesi in via di sviluppo. E ha aggiunto: “Dobbiamo essere uniti e promuovere la solidarietà e la cooperazione. Dobbiamo rifiutare ogni tentativo di politicizzare o etichettare il virus. La manipolazione politica non aiuta la risposta interna alla pandemia di Covid, non fa altro che disturbare la cooperazione internazionale e danneggia le popolazioni in tutto il mondo”.
La vice presidente Usa, Kamala Harris, ha sottolineato l’inadeguatezza della risposta data alla pandemia e l’esigenza di individuare “un nuovo meccanismo” comune di risposta alle pandemie, considerando “il bilancio della sanità alla stregua di quello per la difesa nazionale”. Ha quindi ricordato che gli USA si sono impegnati a donare 80 milioni di dosi di vaccini ai Paesi che ne hanno bisogno.
Sul fronte delle organizzazioni internazionali, il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, ha proposto un piano da 50 miliardi di dollari per mettere fine alla pandemia, sottolineando che “non ci può essere una fine della crisi economica senza una fine della crisi sanitaria”. Per il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Ghebreyesus, “la distribuzione non equa è un fallimento per l’intera umanità”. E ha precisato: “il 90% dei vaccini al momento è nei Paesi del G20, non possiamo fermare la pandemia se tutti non hanno le armi per fermarla”.
Ancora più incisivo è stato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nel ricordare che il programma Covax avrebbe dovuto distribuire nel mondo 170 milioni di dosi, ma “grazie ad atteggiamenti nazionalisti, limitate capacità di produzione e scarsità di fondi siamo fermi a 65 milioni”. Ha quindi denunciato la gravità della “riposta a due velocità a questa pandemia”, prospettando anche il timore che “il peggio della pandemia debba ancora arrivare” nell’emisfero australe per l’inverno che avanza.
Il Global Health del G20 si concluderà con la proclamazione della “Dichiarazione di Roma” che conterrà 16 principi-guida per gli impegni che gli Stati dovranno assumere nella cooperazione per la salute globale. Gli obiettivi sono stati già individuati dal gruppo di scienziati, filantropi ed esponenti della cultura e della società civile che hanno lavorato con i gruppi di esperti del G20. Tra questi vi sarà quello di “migliorare la preparazione nella risposta e nella prevenzione, per una risposta coordinata e resiliente”. Altro obiettivo è quello di pervenire a “misure adeguate per la salute pubblica, assieme al ritorno ad una crescita forte, sostenibile, bilanciata ed inclusiva”. La dichiarazione definirà anche i principi per “investire in maniera adeguata nella ricerca, nella formazione” e per “condividere dati e campioni durante le emergenze in maniera nazionale e internazionale”.
Ma soprattutto la Dichiarazione di Roma sarà ricordata per aver sancito il principio di una “vaccinazione globale, sostenibile, equa ed efficace”.

* Membro dell’International Law Association, dell’Associazione Italiana Giuristi Europei e dell’Associazione Italiana di Sociologia.