Il Pakistan protesta per i droni Usa. Ed un avvocato vuole portare alla Cpi Washington e Camberra

di Enrico Oliari –

drone grandeAncora malumori in Pakistan per il continuo ricorso agli aerei drone da parte dei militari statunitensi per colpire i talebani di al-Qaeda: in una nota diramata dal ministero degli Esteri di Islamabad si legge che “Questi attacchi unilaterali costituiscono una violazione della sovranità del Pakistan e della sua integrità territoriale”.
La protesta arriva dopo che l’ennesimo aereo senza pilota ha scagliato ieri la sua potenza di fuoco contro un presunto covo dei ribelli in Waziristan, nella zona di Shawal, per cui “Il governo del Pakistan ha ripetutamente sostenuto che questi raid di droni sono controproducenti, provocano vittime tra i civili innocenti e hanno implicazioni per quanto riguarda i diritti umani”.
Lo scorso 3 luglio in un raid simile a quello di ieri effettuato nella stessa regione ha ucciso 17 persone, ma, già a febbraio, come ha riportato nel suo rapporto il senatore repubblicano Lindsey Graham, erano 4700 le persone uccise dagli aerei senza pilota, non solo in Pakistan, ma anche in Iraq, Somalia e Yemen; si è trattato di un dato allarmante, che da lì a poco avrebbe spinto il presidente Obama ad ignorare la minimizzazione del capo della Cia John Brennan, che aveva parlato di vittime civili provocate dai droni come ad un’eventualità “estremamente rara, molto più di quello che si può supporre, in quanto le nuove armi tecnologiche vengono usate attentamente e responsabilmente ed oggi stiamo lavorando per definire e rafforzare ulteriormente i nostri standard”, a togliere alla Cia ed al dipartimento della Difesa il comando del reparto droni per darlo al Pentagono.
Dal momento che non solo gli aerei senza pilota sorvolano e colpiscono in Pakistan, ma anche la loro mira si è mostrata in più occasioni non molto “intelligente”, basti pensare che in un’occasione è stato colpito un banchetto nuziale, il giurista pachistano Shahzad Akbar, che è stato assunto dai famigliari di oltre 150 vittime civili dei droni, ha fatto sapere di voler muovere guerra nelle aule dei tribunali, anche perché la richiesta del presidente neoeletto, Nawaz Sharif, di bandire il volo dei droni, è, al momento, stata disattesa.
Così durante una conferenza sui Diritti umani che si è tenuta a Melbourne, Akbar ha spiegato che l’Australia si sta esponendo ad accuse di crimini di guerra davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, dal momento che, come ha rivelato Edward Snowden, gli attacchi dei droni sono mossi da una base congiunta Australia-Usa per il controllo satellitare dei droni: Akbar vorrà dimostrare davanti alla Corte che Stati Uniti ed Australia violano la sovranità nazionale in quanto gli attacchi sono mossi senza mandato del Pakistan o delle Nazioni Unite; è tuttavia vero che dei due possibili paesi incriminati, solo l’Australia ha aderito alla Corte di Giustizia internazionale.
Se il Pakistan dovesse togliere agli Usa le basi per far decollare i droni, è tuttavia già pronto il modello X-47B, dalle dimensioni di un caccia, ma in grado di essere lanciato da una portaerei: l’ammiraglio Ted Branch, comandante delle Forze aeree navali Atlantico, ha infatti dichiarato che “Dal momento che il nostro accesso a porti oltremare, posizioni operative avanzate e spazio aereo è diminuito intorno al mondo, il valore della portaerei e del reparto aereo diventa sempre più importante”.