Il pesce puzza dalla testa

di Anceo Agostini

Gli italiani V. Pareto e G. Mosca sono considerati i fondatori della scuola elitista, che individuava nella contrapposizione élite/massa la struttura delle società organizzate in alternativa alla teoria marxista che si basava sui rapporti di classe.
In Pareto la valenza semantica del termine élite pare coincidere con aristocrazia mentre in altri studiosi della stessa scuola la valenza è più neutra e prossima al termine oligarchia.
In un mio riduttivo, metonimico tentativo di applicare la teoria elitista alla “leadership” (perdonate l’anglicismo, d’obbligo per il lessico dell’Ue) europea ho scelto di analizzare la biografia del presidente della Commissione europea, da una parte perché la Commissione rappresenta la nostra massima leadership politica, dall’altra perchè l’attuale presidente, la signora Ursula von der Leyen, oltre al ruolo rappresenta di per sè due eccellenze: è la prima donna a ricoprire tale carica ed è il primo presidente della Commissione di nazionalità tedesca. Nella scelta non ho considerato il fatto che Forbes nel 2022 l’abbia dichiarata “la donna più potente al mondo”, perché ritengo che nel mondo globale rappresenti solamente l’apice piramidale della sub-élite europea. Le fonti delle informazioni sono prevalentemente tedesche anche per un motivo di genuinità.
Ursula Gertrud Albrecht nasce a Ixelles (regione di Bruxelles) nel 1958, figlia di un insigne politico della CDU (Unione Cristiano-Democratica), rappresentante tedesco presso la CECA. Studi superiori: un anno Archeologia (1976-1977) a Goettingen, Economia a Goettingen e Muenster (1977, si noti un anno o meno per città), nel 1978 è già alla London School of Economics and Political Science, nel 1980 passa a Medicina. Si laurea in medicina nel 1987 ad Hannover presso la Scuola Superiore di Medicina MHH. Un curriculum studiorum forse discutibile perchè oronato da una tesi plagiata (nelle 62 pagine complessive della tesi sono stati riscontrati 47 plagi ma, contrariamente alla prassi corrente in Germania, la commissione incaricata di esaminare il caso, pur riconoscendo le numerose pecche e mancanze, le risparmia il titolo di studio). Al proposito Die Zeit avrebbe successivamente constatato che “”Ha piu’ vissuto che studiato”. Poco prima, nel 1986, si era sposata con il professore universitario della MHH e imprenditore nel settore medicale ad Hannover, Heiko von der Leyen, da cui, oltre a ottenere il titolo nobiliare, a partire dal 1987 avrà ben sette figli. Nel 1990 entra nella CDU. Dal 1992 al 1996 è in California al seguito del marito ricercatore presso la Stanford University. Nel dicembre 2004, quasi fortuitamente, entra a far parte del presidium della CDU dopo lo strano siluramento dell’influente Hermann-Josef Arentz. Dal 2010 al 2019 ricopre reiteratamente il ruolo di vice leader federale della CDU raccogliendo sistematicamente i minimi storici di voti per tale posizione.
Nel 2005 sono iniziati gli incarichi governativi: ministro per la Famiglia e Salute, poi ministro del Lavoro e infine ministro della Difesa. In ognuno degli incarichi la von der Leyen ha introdotto delle “innovazioni” spesso osteggiate e criticate anche da numerosi membri del suo stesso partito.
E’ sufficiente leggere i riferimenti riportati sotto la voce “Ursula von der Leyen” su Wikipedia (quella in tedesco, perchè quella in italiano è un panegirico analogo alla sua presentazione per il pubblico italiano confezionata da un noto gruppo editoriale), per rendersi conto che il personaggio è stato abilmente pilotato attraverso i vari incarichi in sequenza con lo scopo di infliggere danni ai valori del lavoro e alle capacità difensive del Paese che si chiama Repubblica Federale Tedesca. Gli australiani, con Spectator, hanno riassunto sinteticamente il decorso della sua carriera politica: “Ursula von der Leyen ha sempre lasciato una scia di disastri”, e proseguono nel dettaglio “L’esercito tedesco ha dovuto partecipare a un’esercitazione della NATO con dei manici di scopa perché non aveva fucili. Le forze speciali sono diventate un focolaio di estremismo di destra. Le madri lavoratrici avrebbero dovuto ricevere un’assistenza all’infanzia finanziata a livello federale per aiutare a risolvere il crollo demografico del Paese, ma l’aiuto non è mai arrivato e il tasso di natalità ha continuato a diminuire. Ogni bambino avrebbe dovuto ricevere un pranzo caldo a scuola ogni giorno, ma in un modo o nell’altro non è successo. C’è un filo conduttore nella carriera di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Una serie di catastrofici errori di valutazione e di mancati risultati”. Spectator individua inoltre la vera costante nel modus operandi della von der Layen: l’assenza di responsabilità.
Nel 2019 con la sua elezione a presidente della Commissione europea i tedeschi se ne sono definitivamente liberati con chiare esternazioni di sollievo (e con la promessa che non non si sarebbe più occupata di politica in Germania). E’ sintomatico che alla nomina della von der Leyen si siano astenute la cancelliera Angela Merkel e la frazione SPD al Parlamento europeo, mentre gli altri 27 Stati europei l’hanno votata a occhi chiusi . Su Die Zeit viene pubblicato un articolo con il titolo Fuori strada. Estremismo, attrezzature vetuste, consulenze sotto inchiesta: il bilancio della ministra della difesa e’ confuso. Ma all’estero Ursula von der Leyen gode di un’ottima reputazione”. In questo modo, con un ricco bagaglio di disastri, affari e inchieste alle spalle, la von der Leyen è approdata in Europa a Bruxelles (dov’era nata) grazie ai voti di chi non la conosceva, accompagnata dalle seguenti constatazioni di Soeder, capo della bavarese CSU (Unione Cristiano-Sociale): “Per responsabilità nei confronti del Paese e dell’Europa, accettiamo le decisioni. Ma oggi non abbiamo motivo di gioire. Questo è un punto per la Germania, ma una sconfitta per l’Europa”, e più avanti “E’ amaro che la democrazia abbia perso e che il retrobottega abbia vinto”.
La sua permanenza al ministero della Difesa (2013-2019) era sfociata in una inchiesta giudiziaria relativa agli incarichi assegnati senza alcun controllo a “presunti consulenti” privati (tra cui la società americana per cui lavorava uno dei figli al costo di 70 milioni di euro/anno per i contribuenti tedeschi) e gestiti prevalentemente mediante SMS da cellulari accuratamente ripuliti prima di lasciare l’incarico.
Per più di un anno dall’inizio della pandemia in Europa e tanto meno in Italia nessuno ha osato mettere in dubbio le capacità della von der Leyen; solo nel 2021 i tedeschi timidamente scrivono, riferendosi al disastro dei vaccini, che “L’ultimo pasticcio fa crescere i dubbi sulle capacità dirigenziali della von der Leyen”, mentre gli inglesi (che non la dovevano più subire) si esprimono senza peli sulla lingua: “Ursula von der Leyen è stata invitata a dimettersi per la crisi dei vaccini dell’Ue”: “È una vera incompetente”.
Siamo ancora all’inizio del 2021. Degli scandali legati ai contratti dei vaccini tra Commissione europea e le case farmaceutiche, anche questi gestiti con SMS cellulari, si incomincerà a parlare più avanti, un anno dopo: “Il marito di Ursula von der Leyen è direttore di un’azienda biofarmaceutica dall’anno del coronavirus. Dal 2020 Heiko von der Leyen è direttore medico dell’azienda biofarmaceutica Orgenesis. L’azienda è specializzata in terapie cellulari e geniche”, scrive Deutsche Wirtschaftsnachrichten, ma “un portavoce della Commissione europea chiarisce che il semplice fatto che una società che impiega il marito di un commissario di alto livello riceva finanziamenti europei e nazionali non dà luogo in linea di principio a un conflitto di interessi”. Gli svizzeri, nonostante le smentite (e arriviamo al dicembre 2022), continuano a dubitare: “I delicati affari di Heiko von der Leyen: si dice che le sovvenzioni europee siano andate al marito della leader dell’Ue. Cosa c’è dietro? Il marito della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è un ricercato medico ed esperto di test clinici. E poiché anche i compagni del giuramento di Ippocrate a volte hanno uno spiccato senso del denaro, l’HvdL (Heiko, il marito) è interessato alle cosiddette aziende biotecnologiche virtuali che non hanno né stanze né personale né laboratori, ma soprattutto un’idea, un capitale di rischio da parte di investitori e molti fornitori di servizi esterni per svolgere il lavoro”.
Non proseguo nella narrazione perché il resto fa parte presente ed è sotto gli occhi di tutti, perlomeno di quelli che vogliono vedere.
Per quanto concerne l élite o sub-élite di cui la von der Leyen rappresenta l’apice piramidale, non ritengo che la definizione della Treccani sia appropriata: “Insieme delle persone considerate le più colte e autorevoli in un determinato gruppo sociale, e dotate quindi di maggiore prestigio. Nella sociologia di V. Pareto, gli individui più capaci in ogni ramo dell’attività umana, che, in una determinata società, sono in lotta contro la massa dei meno capaci e sono preparati per conquistare una posizione direttiva”. Azzarderei piuttosto pensare che se Marx avesse avuto l’opportunità di conoscerla avrebbe certamente coniato una definizione più adatta: Lumpen-élite.