Il problema di Haftar? Non ha più soldi

di Enrico Oliari –

Già nel maggio 2019 l’International Crisis Group (Icg) aveva visto tra le motivazioni reali dell’offensiva del generale Khalifa Haftar su Tripoli l’impellente necessità di mettere le mani sui soldi della Banca centrale libica al fine di rispondere ai molti debiti contratti per la sua personalissima guerra contro il governo di accordo nazionale riconosciuto dall’Onu.
Personalissima al punto che lo scorso aprile Haftar ha annunciato in occasione di un discorso televisivo di aver “accettato il mandato del popolo libico per occuparmi del Paese” e di aver sciolto la Camera dei rappresentanti, cioè il Parlamento “di Tobruk” frutto delle elezioni di giugno 2014.
Le molte armi inviate dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Egitto ad Haftar, le migliaia di mercenari ciadiani e sudanesi (spesso giovani portati in Libia con l’inganno), i 1200 uomini della compagnia privata russa Wagner nonché i 14 caccia russi provenienti dalla Siria e dislocati alla base di al-Jufra, 6 MiG-29 e 8 Su-24 prontamente riverniciati ed individuati dai satelliti Usa, hanno un costo, e qualcuno lo deve pagare.
Nel conflitto la Banca centrale libica non si è tenuta neutrale, come erroneamente qualcuno ha scritto, bensì si è scissa in due parti con tanto di cda spaccato a metà, una sede a Tripoli ed una a Bengasi. Neppure l’Accordo di Skhirat, che nel 2015 prevedeva tra le varie cose l’unione delle due sedi della stessa banca, ha funzionato, e nella Cirenaica i soldi sono finiti ben presto anche per le spese folli di Haftar. Il debito dell’amministrazione pubblica della Libia orientale nei confronti della Banca centrale libica è dato al momento in 40 miliardi di dinari, e visto che il generale-rais non è riuscito a prendere Tripoli e il forziere della Banca centrale, a Bengasi si è pensato bene di stampare moneta per conto proprio.
Anzi, di farlo fare in Russia alla Goznak, azienda controllata dal governo di Mosca.
Alla fine di maggio le autorità di Malta hanno sequestrato un carico di soldi, di dinari libici contraffatti, diretti ad Haftar e provenienti dalla Russia, ben 1,45 miliardi di dinari falsi (quasi 919 milioni di euro), ma il sospetto è che il denaro stampato in proprio e già arrivato a Bengasi sarebbe almeno 10 volte tanto.
Inoltre la sede di Bengasi della Banca centrale libica, quella per intenderci secessionista, ha emesso titoli e obbligazioni per coprire i costi della pubblica amministrazione, circa 32 miliardi di dinari (poco più di 20 miliardi di euro), causando un avvitamento dell’economia da cui è pressoché impossibile uscire, specialmente ora che l’offensiva di Hafat è fallita.