Il Sudan verso la guerra civile. Evacuati italiani e occidentali

di Guido Keller

Precipita la situazione in Sudan, dove pochi giorni fa vi è stato un tentativo di golpe ad opera dei paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf), comandate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, il quale è anche vicepresidente del governo di transizione.
Ad opporsi ai golpisti vi è l’esercito comandato dal generale Nabil Abdallah, che risponde al presidente del governo di transizione Abdel Fattah al-Burhan; questi ha preso il potere con un golpe nel 2021.
Fin dall’inizio le Rsf hanno preso il controllo di alcune caserme e di una base aerea, ma soprattutto hanno combattuto per impossessarsi dell’aeroporto internazionale, dove gli scontri sarebbero ancora in corso, ma che è ancora in mano ai governativi.
Sono caduti nel vuoto i tentativi della diplomazia di portare i contendenti alla ragione, in particolare le iniziative di Cina e paesi arabi, ma al momento non sembrano esserci rischi di un allargamento del conflitto ai paesi vicini.
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità i morti dovuti agli scontri sarebbero quasi 500 e i feriti migliaia, mentre dalla capitale Khartoum, che conta 5 milioni di abitanti, è un fuggi fuggi generale.
Già da ieri i vari paesi hanno chiuso le rappresentanze diplomatiche e organizzato il rientro dei civili, ed il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato che 140 italiani che hanno chiesto di lasciare il paese, insieme ai dipendenti della nunziatura apostolica ed altri cittadini europei, sono stati portati a Gibuti con un C-130 dell’Areonautica italiana. Alcuni italiani sono stati evacuati con aerei spagnoli, mentre restano in Sudan una quarantina tra medici e infermieri di Emergency.