di Giuseppe Gagliano –
L’India e la Francia hanno stabilito il rafforzamento della cooperazione nel settore nucleare con un accordo per lo sviluppo congiunto di piccoli reattori modulari, una tecnologia considerata essenziale per la sicurezza energetica e la transizione ecologica. L’annuncio è arrivato dopo l’incontro tra Narendra Modi ed Emmanuel Macron, segnando un ulteriore passo avanti nella strategia di Delhi per diversificare il proprio mix energetico e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.
L’intesa si inserisce in un contesto di crescente apertura dell’India verso il nucleare, che finora aveva incontrato ostacoli normativi, soprattutto a causa della legge sulla responsabilità nucleare. Questa normativa, che attribuisce agli operatori la responsabilità per eventuali incidenti, ha frenato per anni i grandi investimenti internazionali nel settore. Ora, il governo Modi ha segnalato l’intenzione di modificarla, aprendo così la strada a nuovi progetti e alla collaborazione con partner stranieri.
Il ministro degli Esteri indiano, Vikram Misri, ha sottolineato che l’obiettivo è sviluppare una tecnologia nucleare più flessibile e meno costosa rispetto ai tradizionali impianti di grandi dimensioni. I piccoli reattori modulari, che possono essere assemblati in loco con costi e tempi ridotti, rappresentano un’alternativa più gestibile per un Paese in rapida crescita come l’India. La collaborazione con la Francia prevede non solo la progettazione, ma anche la produzione congiunta di questi impianti, con un focus sulla sicurezza e sull’efficienza.
Il progetto segna anche una svolta nei rapporti energetici tra i due Paesi. Fino a oggi, la cooperazione franco-indiana si era concentrata sulla costruzione della più grande centrale nucleare del mondo nello stato del Maharashtra, un progetto bloccato da anni per questioni di sicurezza e per la rigidità della normativa indiana. Il nuovo orientamento verso i reattori modulari suggerisce una strategia più pragmatica, con l’obiettivo di superare le difficoltà del passato e accelerare lo sviluppo dell’energia nucleare in India.
Parallelamente Modi ha avviato colloqui con Washington per coinvolgere anche gli Stati Uniti in investimenti nel settore. Durante la sua visita negli USA, il premier indiano incontrerà Donald Trump per discutere possibili partnership con aziende americane. Il vicepresidente statunitense JD Vance ha già espresso il sostegno di Washington all’espansione nucleare dell’India, vedendo nella cooperazione un’opportunità strategica per limitare l’influenza della Cina nell’Asia meridionale.
Il governo indiano ha fissato un obiettivo ambizioso: raggiungere una capacità nucleare installata di 100 GW entro il 2047. Per farlo, ha stanziato oltre 2 miliardi di dollari per la ricerca e lo sviluppo del settore, con la prospettiva di costruire cinque nuovi impianti nucleari nazionali entro il 2033. Un impegno che riflette la volontà di ridurre la dipendenza da carbone e gas naturale, ma anche di rafforzare il ruolo dell’India come potenza tecnologica globale.
Il nucleare è destinato a diventare uno degli assi portanti della politica energetica indiana nei prossimi anni. L’apertura ai piccoli reattori modulari, la riforma della legislazione sulla responsabilità nucleare e il coinvolgimento di partner internazionali suggeriscono una svolta importante. Tuttavia, restano incognite legate ai costi, alla sicurezza e all’accettazione politica di queste tecnologie, soprattutto in un Paese dove il dibattito sull’energia atomica è ancora fortemente influenzato dagli incidenti del passato.