India. Nell’Assam in 4 milioni fra cristiani e musulmani rischiano di perdere la cittadinanza

di C. Alessandro Mauceri

Quattro milioni di persone nel nord dell’India rischiano di perdere la cittadinanza e diventare “invisibili”. Le autorità di New Delhi hanno pubblicato il National Register of Citizens, una lista dei residenti in India da prima del 24 marzo 1971 (anno della dichiarazione d’indipendenza del Bangladesh dal Pakistan). Secondo il governo indiano le persone che abitavano ad Assam prima del 1971 rimarranno cittadini indiani, gli altri no. Da questo elenco mancherebbero quattro milioni di abitanti dello stato dell’Assam. Circa il 34 per cento della popolazione statale, che ha scoperto, da un giorno all’altro, di essere “invisibile”.
Secondo quanto ha dichiarato il ministro federale Rajnath Singh, la procedura di aggiornamento del National Register of Citizen si sarebbe svolta in modo del tutto legale e sotto la direzione della Corte Suprema. “Alcune persone stanno politicizzando la questione e creano inutilmente un’atmosfera di panico e paura”, ha affermato Rajnath Singh. Gli esclusi dal registro potranno presentare ricorso dal 28 agosto e ai profughi ritenuti irregolari verrà concessa la possibilità di dimostrare il diritto a restare in India entro l’anno solare. Milioni di famiglie vivranno in un limbo finché non ci sarà una decisione definitiva sul loro status. Ma la situazione è tutt’altro che chiara: Avaaz, gruppo per la difesa dei diritti umani con base negli Stati Uniti, ha detto che non esiste alcun organo di appello e che comunque le persone escluse dalle liste non hanno sufficiente tempo per dimostrare di essere cittadini indiani. Molti attivisti inoltre hanno parlato di un attacco dei nazionalisti indù e hanno denunciato che esiste un serio rischio per decine di migliaia di persone di essere rinchiuse in centri di detenzione in attesa di essere espulse.
Non è la prima volta che nello stato di Assam i diversi gruppi religiosi si scontrano: nel 1983, nella città di Nellie, in un solo giorno vennero uccise 2mila persone, tra cui molti bambini (anche in quel caso sospettate di essere migranti illegali).
Secondo molti, la decisione del governo centrale sarebbe un modo per ridurre l’immigrazione (spesso illegale e a maggioranza musulmana) dal Bangladesh. Stando a quanto riportato dal Times of India, il governo lo avrebbe fatto per porre un freno all’aumento del numero di musulmani a discapito degli induisti: già oggi circa un terzo degli abitanti di Assam sono musulmani. Le conseguenze per loro ora potrebbero essere gravissime, dato che il Bangladesh, già in ginocchio dopo l’emergenza Rohingya provenienti dal Myanmar, pare non abbia alcuna intenzione di accoglierli.
Molte organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno espresso preoccupazione temendo che quanto sta avvenendo possa essere un primo passo verso espulsione di massa dei musulmani da Assam e hanno paragonato la decisione del governo indiano all’espulsione violenta dei Rohingya dal Myanmar.