Interesse nazionale e nuovo governo

di Massimo Ortolani * –

Con l’approssimarsi della scadenza elettorale, si fa pressante la domanda su quali saranno le componenti fondative dell’interesse nazionale che la vincente nuova compagine politica vorrà perseguire. Ovviamente non le si può certo intuire dalle dichiarazioni programmatiche a forte valenza propagandistica con le quali già da ora si cerca di attrarre l’elettorato, toccandone la sensibilità emotiva su temi maggiormente accattivanti sul piano sociale. Per quanto le tematiche dell’inflazione galoppante, dei redditi e delle pensioni minime e, più in generale della crisi energetico-climatica e della guerra in Ucraina, siano dai politici giustificatamente indicate come problemi urgenti da risolvere, non si può negare che la loro soluzione non possa essere individuata se non in un nuovo quadro di equilibri ed accordi di natura sovranazionale, concernenti la governance globale.
E con la conseguenza, per il nuovo governo, di perseguire politiche ispirate a criteri di intelligence economica scevre da aprioristiche caratterizzazioni di stampo populistico (1) o sovranistico, nella misura in cui siano fatte scaturire da un progetto strategico di ottimale posizionamento dell’Italia, tanto nell’alveo europeo che in quello dei paesi occidentali. Ma un posizionamento che, in relazione con l’Interesse nazionale, impone sempre di valutare vantaggi e costi di una parziale cessione di sovranità nazionale.
Un esempio eclatante in tale senso è rinvenibile nella recente controversia sull’applicazione in Italia delle sanzioni alla Russia, di cui ha opportunisticamente approfittato Mosca accusando le sanzioni occidentali dell’impennata dei prezzi dell’energia e del cibo e per l’inflazione. Anche se il disallineamento politico è stato molto più marcato in relazione all’opposizione all’invio delle armi. E ciò in aperto contrasto con l’impegno che il governo uscente aveva preso nel documento del Consiglio europeo di fine giugno che, al punto 6) così recita: “L’Unione Europea mantiene il suo fermo impegno a fornire ulteriore sostegno militare per aiutare l’Ucraina ad esercitare il suo diritto naturale di autotutela contro l’aggressione russa e a difendere la sua integrità territoriale e la sua sovranità”. Tale punto è di fondamentale rilevanza sul piano della strategia di predisposizione dei programmi politici del nuovo governo, in quanto impone di continuare a considerare – o meno – il problema morale come avente pari dignità di componente costitutiva dell’interesse nazionale alla stregua della realpolitik. In un contesto in cui l’opinione pubblica italiana sembra essere più ambivalente sull’Ucraina rispetto al resto d’Europa.
Se poi si valutano i prodromi di questi importanti impegni Ue in tema di politica estera, peraltro rinvenibili anche in scissioni partitiche nel nostro paese, si comprende quanto il posizionamento geopolitico condizioni indirettamente la sovranità nazionale impattando direttamente sulla composizione della spesa pubblica. Si è certamente trattato di una concausa della mancata fiducia parlamentare al governo uscente che però non è apparsa con evidenza neppure agli occhi dei media, che hanno invece continuato a rintracciare spiegazioni di dissenso politico in varie problematiche di politica energetico-ambientale (2).
Al riguardo è allora opportuno rammentare il basilare contributo dell’intelligence economica ai fini dell’ottimale perseguimento dell’interesse nazionale, vale a dire il requisito della valutazione del costo-opportunità politica di ogni atto di spesa pubblica. Con la conseguenza, ad esempio che, nella misura in cui una incentivazione di spesa privata per investimenti immobiliari priva di adeguati controlli formali, si riveli inadeguata al perseguimento degli obiettivi di politica economica prefissati, (3) potrebbe essere alternativamente sostituita da equivalenti ammontari di spesa pubblica per lavori su edifici pubblici.
Inoltre la politica estera andrebbe perseguita, ora più che mai, ispirandosi al criterio del complementare sostegno alla politica di diversificazione delle fonti energetiche, per sottrarsi al ricatto energetico russo. L’Africa nel suo complesso, e non solo la Libia, sta attualmente assumendo una innegabile rilevanza sul piano geoeconomico, e non solo per l’Italia, ma anche per la UE. In tale nuovo contesto, ma evitando pregiudiziali contrapposizioni diplomatiche con Stati già da tempo geopoliticamente affermatisi in tale area, come Turchia, Russia e Cina, andrebbe valutato in che misura la UE e l’Italia potrebbero tra l’altro concorrere a realizzare e finanziare in Africa parte degli investimenti di cui si è discusso al recente US-Africa Business Summit. Azioni che potrebbero e dovrebbero essere complementate anche con interventi di intelligence, finalizzati allo sviluppo di analisi di natura antropica sul comportamento di personalità politiche nei paesi politicamente più instabili (4) ed all’assistenza a governi africani nella lotta alla disinformazione, che rappresenta notoriamente una precondizione di sviluppo della cultura jihadista.
In tema di diplomazia economica, un’altra tematica di stringente coinvolgimento dell’interesse nazionale è quella relativa alla politica industriale che, in un contesto di strisciante deglobalizzazione e marcata tendenza alla nazionalizzazione per confrontazioni geopolitiche, dovrà sapere coniugare il valore della sicurezza con quello della profittabilità economica. Quindi, da un lato una ottica di friend-shoring che non elimini completamente i vantaggi di efficienza allocativa della de globalizzazione e, dall’altro, una attrazione di investitori esteri in aziende nazionali sapendone coniugare il rispetto di principi di Golden Power.
Infine un rischio, quello che, nella definizione prospettica dei nuovi programmi politici, si configuri un cambio radicale della linea di governo rispetto a quella sinora seguita, e tale da rimettere in discussione il processo di riforme e di investimenti legati al PNRR. Ciò a motivo, ad esempio, di ricomposizioni in aumento della spesa pubblica non compensate da incrementi di gettito generabili da aumenti del PIL italiano, in una fase di persistente incertezza sul piano macroeconomico. Nonostante l’exploit registrato dal PIL nel 2021, con l’attenuazione degli effetti della pandemia, la UE ha comunque stimato per il nostro paese il tasso di crescita più basso per l’area Euro nel quadriennio 20-23: 1,4%, la metà della media europea.
Si potrà obiettare che oggi tale rischio sia in parte attenuato dalla presenza del TPI della BCE. Ma, ancora prima della valutazione analitica delle condizionalità richieste per attivarlo, non è affatto chiaro come e quando il governo possa stimare o considerare che l’elevatezza dello suo spread sia valutabile dalla BCE come ingiustificato o disordinato ai fini della corretta trasmissione della politica monetaria in ambito Euro. E anche i mercati finanziari allo stato attuale sembrano sensibili a tale aleatorietà interpretativa.

Note.
1 – Uno dei tratti caratteristici del populismo è quello di magnificare, sul piano dell’impatto mediatico, la necessità di risoluzione di una problematica sociale rispetto alla fattibilità delle soluzioni proposte. Mentre l’esperienza politica insegna, invece, che è la dotazione delle competenze appropriate a marcare la differenza in termini di fattibilità prospettica e di risultati ottenibili.
2 – Si è fatto in specifico riferimento al blocco delle cessioni dei crediti bonus 110% e anche alla realizzazione del termovalorizzatore di Roma.
3 – Non tutti gli impatti economici possono essere catturati da simulazioni econometri che. Si pensi ad esempio al contributo all’inflazione, causato dai vari bonus edilizi a motivo dell’impennata generata nella domanda di inputs del settore costruzioni, oltre ad avere sminuito il ricorso al criterio della concorrenza di prezzo.
4 – L’insufficiente considerazione del fattore antropico nella sua evoluzione temporale si è rivelata una carenza dell’intelligence dei paesi occidentali, come testimoniato dalla pericolosa involuzione degli obiettivi geopolitici del premier russo negli ultimi 10 anni, non percepita nella sua gravità.

* Analista geoeconomico.