Iran. Attacco terroristico multiplo, kamikaze in azione al Parlamento

di Guido Keller –

Se per Donald Trump l’Iran continua ad essere la mente del terrorismo internazionale, i fatti dimostrano oggi che la Repubblica Islamica è obiettivo del terrorismo: nella tarda mattinata di mercoledì la capitale iraniana è infatti stata colpita da due attacchi simultanei, al Parlamento e al mausoleo Khomeini, nel sud della capitale. L’azione è stata portata avanti da più cellule terroristiche, segno di preparazione e di coordinamento, tuttavia, come ha spiegato il ministro dell’Intelligence, Mohammad Alavi, diversi gruppi sono stati bloccati in tempo e solo due sono riusciti a colpire.
I terroristi sono risultati tutti iraniani che hanno aderito all’Isis, provenienti perlopiù dalle zone sannite del paese. da quanto emerso hanno combattuto con l’Isis in Siria e in Iraq, a Raqqa e a Mosul.
Un volta entrati in parlamento i terroristi hanno iniziato a sparare ed uno di loro si è fatto esplodere al quarto piano dell’edificio, ma nessuno di loro è riuscito a raggiungere l’aula parlamentare, dove era in corso una seduta dei deputati. Hanno preso ostaggi ed ucciso guardie prima di venire neutralizzati dalle forze di sicurezza. Nell’attacco al parlamento le vittime sono complessivamente 15, anche dopo il ricovero in ospedale.
Sono invece due i morti al mausoleo dell’imam Khomeini, ed anche lì una donna si è fatta esplodere senza tuttavia raggiungere l’intento di portare con sé un numero maggiore di civili.
Il numero dei feriti dei due attacchi è di 53 vittime, di cui alcune si trovano in condizioni critiche.
Da mesi la polizia iraniana afferma di aver sventato attacchi terroristici attribuiti all’Isis in diverse regioni, specialmente in quelle abitate dalle popolazioni sannite, ma è la prima volta che l’Isis, ancorché ad esso sia realmente attribuibile l’azione di oggi per quanto l’abbia rivendicata, colpisce la capitale iraniana.
In passato, ma parliamo di oltre un decennio fa, a colpire in Iran con azioni terroristiche erano i mujaeddin, ma essi avevano poi rinunciato alla lotta armata.
Fin dall’inizio del conflitto siriano pasdaran iraniani sono attivi in Siria a fianco dell’esercito regolare di Bashar al-Assad, per quanto nei primi anni la cosa veniva smentita e da parte di Teheran si parlava addirittura di militari “in pellegrinaggio”. Poi però l’evoluzione del conflitto si è tradotta con un maggior impegno di quelli che genericamente vengono chiamati “consiglieri militari” iraniani contro l’Isis che, appunto, colpisce i paesi impegnati ad attaccare lo Stato Islamico, dagli Usa all’Ue all’Iraq all’Australia.
Il ministro degli Esteri dell’Iran Mohammad Javad Zarif ha definito “ripugnanti” le parole con cui il presidente Usa Donald Trump ha commentato l’accaduto: per Trump “Gli Stati che sponsorizzano il terrorismo rischiano di cadere vittima del male che promuovono”, ma Zarif ha scritto via Twitter “Ripugnante dichiarazione WH (Casa bianca)… mentre gli iraniani affrontano il terrorismo sostenuto dai clienti statunitensi”.