Iran contro Arabia Saudita: la nuova Guerra Fredda?

di Marco Corno –

Negli attuali eventi del Medio Oriente si tende a considerare l’Iran e l’Arabia Saudita come i due principali competitor della regione che cercano di espandere la propria influenza nelle zone limitrofe in perfetto stile da nuova guerra fredda, viste le presunte somiglianze delle attuali vicende medio-orientali con quelle degli anni’50-60 del secolo scorso. Tuttavia, un’elucubrazione più critica fa emergere l’anacronistico approccio nell’interpretazione degli attuali fenomeni della regione. Durante il periodo di Nasser le crisi del Medio Oriente si sviluppavano in un contesto bipolare, e non multipolare come nel XXI secolo, e pertanto venivano “fagocitate” all’interno della sfida mondiale USA-URSS, trasformando la zona in una gigantesca area denial per il contenimento dell’una o dell’altra super potenza. Inoltre, mentre nel periodo della Guerra Fredda l’escalation tra blocco occidentale e blocco comunista era “congelato” dall’equilibrio del terrore, fondato sul rischio di un’ecatombe nucleare, Iran e Arabia Saudita non possiedono, per il momento, armi atomiche la cui minaccia di impiego viene utilizzato come strumento di pressione politica nei confronti dell’avversario.
Altri elementi importanti sono il numero di attori coinvolti.
Ridurre le guerre del Medio Oriente come una rivalità sic et simpliciter tra Iran e Arabia Saudita è “asettico” poiché altre potenze regionali cercano di espandere la propria influenza come la Turchia, Israele e l’Egitto che godono di un soft power di certo non ancillare o inferiore a quello delle altre due potenze.
Per quanto riguarda la tipologia di attori coinvolti, mentre nel corso della “guerra fredda araba” degli anni’50 e ‘60 i soggetti dell’Ordine Internazionale erano solamente gli stati, adesso nel Medio Oriente un ruolo forse ancora più importante nello sviluppo delle contese locali lo hanno gli attori non statali come i ribelli anti-assad, al-Qaeda, IS, Jabath Al-Nusra, i peshmerga curdi, gli YPG e gli Hezbollah del libano che riescono a creare una propria area di influenza nei rispettivi stati in cui operano col l’aiuto di attori esterni.
In più esiste anche una differenza di rapporto tra ideologia e geopolitica.
Durante la guerra fredda era l’appartenenza ideologica, capitalista o comunista, a delineare gli orientamenti, le alleanze e le scelte di politica internazionale la cui geopolitica era un atout per la diffusione dell’ideologia. Oggi contrariamente nel medio- oriente l’arché è la prevalenza della logica di potenza sull’ideologia politico-religiosa e non il contrario.
In occidente si considerano le guerre arabe come semplici guerre di religione tra sunniti e sciiti presentando all’opinione pubblica occidentale un prisma della realtà, rischiando di diffondere una reductio ad unum dello scacchiere medio orientale, questo perché si tende a polarizzare il conflitto in due blocchi compatti (ovvero quello sciita a guida iraniana e quello sunnita a guida saudita) invece al contrario le alleanze della zona sono molto “friabili” o per meglio dire di kairos. Il solo settarismo non fornisce quindi un quadro esaustivo delle attuali querelle, certo la religione è un elemento importante che contribuisce a influenzare le decisioni e le alleanze ma non è l’unico. Questo spiega perché l’Iran, paese sciita, appoggi organizzazioni come Hamas in funzione anti-Israele oppure come sia potuta scoppiare la guerra tra Iran e Iraq (1980-1988) nonostante entrambi i paesi fossero a maggioranza sciita ma di etnia diversa (rispettivamente arabo e persiano) oppure l’idillio turco-siriano (2002-2011). Altri esempi si riscontrano all’interno del mondo sunnita, che è tutt’altro che compatto, l’Arabia Saudita leader di un islam molto più rigido e conservatore si scontra con il Qatar, allineato con la Turchia, anch’esso sunnita e salafita ma portavoce di un islam più progressista e moderato. Non a caso questi due paesi si sono scontrati sull’ascesa della Fratellanza Mussulmana in Egitto invisa a Riyad e sponsorizzata fortemente da Doha. Recentemente, dopo l’isolamento diplomatico ai danni del Qatar da parte delle monarchie del golfo per presunto finanziamento a gruppi terroristici, si è creata una pura alleanza geopolitica tra Iran e Qatar che dal punto di vista religioso sarebbe impossibile dato che si tratta di un avvicinamento tra uno stato sciita-persiano con uno stato arabo non solo sunnita ma per di più salafita.
In conclusione è sbagliato considerare il mondo sciita e sunnita come due blocchi monolitici in perfetto stile da guerra fredda perché sono molto frammentati anche al loro interno quindi più che una guerra tra mondo sciita e sunnita sembrerebbe in primis una guerra intestina ai due mondi (specialmente all’interno del mondo sunnita da dove si sono generate le principali organizzazioni terroristiche come al Qaeda e ISIS) senza contare che non esistono solo mussulmani in Medio Oriente ma anche arabi-cristiani, curdi e altre minoranze etniche come gli yazidi. Il Medio-Oriente del XXI secolo è afflitto non da una guerra fredda ma da una vera e propria guerra calda che coinvolge tutti gli attori della regione e le cui conseguenze sono ancora tutte da stabilire.