Iran. Elezioni, i conservatori vincono la maggioranza dei seggi del Majles

di Alberto Galvi

Si sono svolte nei giorni scorsi in Iran le elezioni legislative per eleggere i 290 membri del Majles. Secondo i risultati del ministero degli interni, i conservatori hanno ottenuto almeno 219 dei 290 seggi del parlamento iraniano, mentre i riformisti hanno ottenuto almeno 20 seggi e gli indipendenti hanno ottenuto 35 seggi. I seggi vacanti ancora da ripartire, saranno contesi in un secondo turno il 20 aprile 2020.
In molti seggi elettorali, solo gli iraniani conservatori hanno votato mentre i giovani e gli accademici non sono andati a votare. Le cause di ciò si possono essere attribuite alle mancate promesse del governo in materia economica e di diritti civili.
Il parlamento in Iran non ha il potere di dettare le principali politiche, ma discute il bilancio annuale e l’eventuale impeachment dei ministri. Il potere in Iran alla fine spetta all’Ayatollah Khamenei.
Secondo il ministro degli Interni Abdolreza Rahmani Fazli i risultati mostrano che l’affluenza è stata la più bassa dal 1979 con il 42,57% degli aventi diritto che equivalgono a circa 24 milioni di persone su un totale di 58 milioni di elettori ammessi al voto. L’affluenza alle urne è stata del 62% nel voto parlamentare del 2016 e del 66% nelle elezioni del 2012.
Queste votazioni sono arrivate dopo mesi molto difficili per il regime di Teheran. Innanzitutto una serie di crisi ha tormentato l’Iran lo scorso anno, tra cui le diffuse proteste antigovernative a novembre contro gli aumenti dei prezzi del carburante a novembre, successivamente i militari hanno abbattuto un aereo di linea ucraino l’8 gennaio scorso che ha ucciso tutte le 176 persone a bordo, per lo più iraniane.
Inoltre le tensioni tra Teheran e Washington sono aumentate dopo che un attacco aereo americano a gennaio ha ucciso il generale iraniano, Qassem Soleimani.
Le sanzioni statunitensi che hanno accumulato pressioni sull’economia di Teheran con il rial, la valuta dell’Iran, che è diminuita del 60% circa negli ultimi 2 anni e l’inflazione annuale che è ora del 37%. Il ritiro degli Stati Uniti del 2018 dall’accordo iraniano con le potenze mondiali e la sua re-imposizione delle sanzioni hanno colpito duramente l’economia iraniana.
A far da padrona in questi giorni sui giornali iraniani non è stato tanto il risultato elettorale, apparso a molti scontato, ma la notizia della diffusione del coronavirus che è apparsa nel paese infettando 2 pazienti, che sono morti lo stesso giorno in cui sono state confermate le loro infezioni. In pochi giorni l’epidemia è peggiorata, con 43 casi confermati e 8 morti. Nelle ultime ore, 4 nuove infezioni sono emerse a Teheran, 7 nella città santa di Qom.
Tra le misure precauzionali prese per i prossimi giorni al fine di cercare di fermare il diffondersi del virus, le autorità iraniane hanno chiuso le scuole, le università e i centri culturali in 14 province. A Teheran le fontane nelle metropolitane e nei ristoranti della città sono state chiuse per il momento. Le partite di calcio sono state sospese per i prossimi 10 giorni e hanno sospeso i viaggi aerei e stradali da e verso l’Iran. Alcuni paesi come Iraq, Pakistan e Turchia hanno chiuso i loro confini con l’Iran e l’Afghanistan.
Le autorità iraniane devono ancora annunciare i risultati definitivi delle elezioni legislative del 21 febbraio, molto importanti per capire il livello di consenso di cui gode il regime iraniano. Queste elezioni sono importanti anche per capire come andranno le elezioni presidenziali del prossimo anno, quando il presidente Hassan Rouhani si dimetterà al termine del secondo mandato.
Con la vittoria dei conservatori fedeli al leader supremo l’Ayatollah Ali Khamenei, è stata bocciata dagli elettori la linea politica riformatrice del presidente Hassan Rouhani.