Iran. Il viceministro russo Riabkov, ‘aumento uranio conseguenza di eventi’

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Un eventuale intervento militare degli Usa contro la Repubblica Islamica dell’Iran deve (o dovrebbe) passare per il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. E lì l’esito non sarebbe scontato, dal momento che Cina e Russia porrebbero quasi certamente il veto.
Prova ne è il fatto che oggi il vice ministro degli Esteri russo Sergei Riabkov è intervenuto sulla minaccia dell’Iran di arricchire l’uranio oltre la soglia consentita dal Jpcoa, l’accordo sul nucleare iraniano da cui si sono ritirati gli Usa costringendo, dietro minaccia di sanzioni, i paesi alleati come l’Italia a partecipare al piano di ritorsioni messo in piedi da Washington.
Riabkov ha affermato che l’iniziativa di Teheran è una “conseguenza naturale degli eventi recenti”, ovvero delle “pressioni senza precedenti messe in atto dagli Usa.
Ha quindi invitato i paesi europei, costretti per i diktakt Usa a non acquistare idrocarburi dall’Iran, a “non peggiorare la situazione”, come pure ha chiesto all’Iran un “comportamento responsabile” e di continuare ad osservare il Jpcoa.
A metà giugno il presidente iraniano, Hassan Rohani, ha avvertito dell’intenzione di uscire dall’accordo sul nucleare sottoscritto dal “5+1” (Usa, Russia, Cina, Francia, Gb + Germania) nel 2015 e quindi di riavviare gli impianti per la produzione di testate atomiche.
Va detto che, come ha più volte appurato l’Aiea, l’Iran ha sempre rispettato pedissequamente l’accordo, ma Trump, che è stato eletto grazie al determinate supporto delle potenti lobby sioniste presenti nel suo paese, ha preso come “casus” il lancio nel settembre 2017 di un missile convenzionale “Khorramshahr”, nonostante tali test non rientrassero nel Jpcoa. Il portavoce dell’Agenzia atomica Behrouz Kamalvandi ha affermato che gli europei “o non vogliono fare qualcosa o non sono capaci di farla”. Intervenendo nei giorni scorsi in diretta televisiva, Kamalvandi ha affermato che “Abbiamo quadruplicato il ritmo di arricchimento e accelerato ancora la produzione, quindi in 10 giorni supereremo il limite consentito di 300 chili”, tuttavia “c’è ancora tempo, se i Paesi europei agiranno”. Il Jpcoa prevede che le riserve iraniane di uranio a basso arricchimento non possano superare i 202,8 chilogrammi.