di Giuseppe Gagliano –
L’ayatollah Ali Khamenei ha nominato Naim Qassem, segretario generale di Hezbollah, come suo rappresentante ufficiale in Libano. La decisione arriva dopo l’uccisione di Hassan Nasrallah in un raid israeliano a Beirut lo scorso settembre.
Qassem, storico vice di Nasrallah, ha guidato Hezbollah per anni dietro le quinte. La sua carriera politica è iniziata nel Movimento Amal, che ha lasciato dopo la rivoluzione iraniana del 1979 per contribuire alla nascita di Hezbollah nel 1982. La sua nomina, annunciata dai media iraniani, rafforza il legame tra Teheran e il gruppo sciita, con il compito ufficiale di gestire “questioni non contenziose” e affari religiosi in Libano.
La nomina è stata preceduta da un incontro a Teheran tra il ministro degli Esteri iraniano, Seyed Abbas Araghchi, e la coordinatrice speciale dell’ONU per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert. Araghchi ha ribadito il sostegno iraniano a Hezbollah, paragonando la situazione attuale del Libano a quella successiva alla guerra del 2006 con Israele.
Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno esercitando pressioni sui politici libanesi affinché impediscano a Hezbollah di controllare il ministero delle Finanze nel prossimo governo. Secondo Reuters, Washington vuole approfittare della crisi del movimento sciita, indebolito dalla guerra con Israele e dalla perdita del suo storico alleato in Siria, Bashar al-Assad.
Il ministero degli Esteri iraniano ha smentito le recenti accuse del Wall Street Journal secondo cui Teheran starebbe finanziando Hezbollah con trasferimenti di denaro attraverso l’aeroporto di Beirut. Israele ha denunciato il caso al comitato di monitoraggio del cessate il fuoco, sostenendo che diplomatici iraniani starebbero consegnando milioni di dollari in contanti al gruppo sciita per riorganizzarsi dopo mesi di scontri.
In questo contesto, il Libano resta un campo di battaglia politico e diplomatico, con Hezbollah che cerca di consolidare il suo ruolo interno mentre subisce pressioni sempre più forti dall’esterno.