Iran. Ricorso alla Corte di Giustizia per le sanzioni Usa. Silurato il ministro dell’Economia

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La Repubblica Islamica dell’Iran ha deciso di percorrere la via giudiziaria contro le sanzioni Usa seguite all’abbandono da parte di Donald Trump del Jpcoa, l’accordo sul nucleare iraniano, ed ha tentato una causa presso l’Alta corte di Giustizia dell’Aja, che entro un mese dovrebbe pronunciarsi.
Secondo gli iraniani le sanzioni Usa vanno contro l’articolo 23 del Trattato di amicizia firmato dai due paesi nel 1955 tra il presidente Dwight Eisenhower e l’allora premier iraniano Hossein Ala: esso prevedeva all’articolo 23 che “ogni disputa tra i contraenti e sull’interpretazione dell’applicazione del trattato dovrà essere sottoposte alla Corte di Giustizia internazionale”.
Si tratta prima di un accordo risalente a ben prima della Rivoluzione di Khomeini, ma a dopo che le potenze internazionali, in primis gli Usa, avevano orchestrato un colpo di stato per far cadere Mohamed Mossadeq, il quale aveva nazionalizzato la produzione di petrolio.
Le sanzioni, a cui comunque non partecipano gli altri paesi a cominciare da quelli europei e dal Canada, stanno aggravando seriamente la crisi economica in Iran, ed è notizia di oggi che il presidente Hassan Rohani sta perdendo consenso in parlamento e presso gli altri organi istituzionali al punto che il parlamento ha destituito il ministro dell’Economia, Massoud Karbassian, un suo fedelissimo, accusandolo di inefficienza e di corruzione; l’8 agosto era stata la volta di Ali Rabiie, ministro del Lavoro.
Temendo un effetto a catena importanti colossi industriali hanno deciso comunque di lasciare il paese tra cui le francesi Total, Peugeot e Renualt, e le tedesche Siemens e Daimler.