di Ghazy Eddaly –
Solo due giorni fa il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif aveva rassegnato le proprie dimissioni per, come aveva riportato l’agenzia di stampa semi-ufficiale Fars News, la sua delusione a proposito di una “lotta micidiale tra i partiti” in corso in Iran, la quale si riverserebbe sulla politica estera come un “micidiale veleno”. Inoltre vi sarebbe stato una grave “mancanza di coordinamento” in occasione della visita a Teheran del presidente siriano Bashar al-Assad, che avrebbe comportato l’esclusione del ministro dall’incontro del capo della diplomazia iraniana con il leader siriano.
Le capacità e l’esperienza di Zarif sono riconosciute a livello planetario, per cui il presidente Hassan Rohani ha pensato di non privarsi della collaborazione di Zarif respingendone le dimissioni, cosa confermata anche dalla Guida suprema, l’ayatollah Alì Khamenei. Tuttavia è stato l’intero corpo politico ed istituzionale a chiedere a Zarif di ripesarci, “compreso – come ha riferito l’agenzia ufficiale Irna – almeno 160 parlamentari” su 290, i quali si sono detti “pronti a firmare una lettera per chiedere al ministro di proseguire nel suo incarico”.
Vi sono state anche delle “mezze scuse” da parte di Qassimi Suleiman, il capo della Brigata al-Quds ovvero dell’élite dei Pasdaran (Guardiani della Rivoluzione), impegnata nel quadro internazionale: sarebbe infatti stato il potente generale a pretendere l’esclusione di Zarif dall’incontro ufficiale con Bashar al-Assad.
Zarif ha ripreso quindi le sue funzioni, ed oggi è apparso a fianco del presidente Rohani in occasione della visita a Teheran del presidente armeno Armen Sargsyan.
Nella seconda foto: il generale Qassam Suleimani.