Iraq. A 6 anni dal massacro degli yazidi

di Gianni Sartori

Risale a sei anni fa il tentativo di genocidio operato dallo Stato islamico (Isis) a Shengal (Sinjar) nei confronti dei curdi yazidi. Migliaia di loro vennero massacrati, rapiti, violentati e schiavizzati. Si trattava della 74ma operazione contro la minoranza etnica, in particolare a causa dell’antica e radicata fede religiosa che li contraddistingue e la cui origine risale a ben seimila anni or sono.
Il tentativo dei fanatici criminali dell’Isis di distruggere l’identità di questa minoranza non venne adeguatamente contrastato dalle milizie curde controllate dal PDK del rpesidente Barzani, che preferirono defilarsi abbandonando tale popolazione nelle mani dei carnefici. Soltanto l’intervento delle HPG (PKK), YPG e YPJ attraverso la creazione di un corridoio umanitario verso il Rojava rese possibile il salvataggio di migliaia di altre potenziali vittime. A distanza di sei anni la cifra totale delle perdite non è ancora del tutto verificata, ma comunque alcuni dati sono disponibili.
Circa millecinquecento Yazidi vennero assassinati (almeno quelli finora accertati dopo il ritrovamento di un’ottantina di fosse comuni), mentre 6417 donne, bambini e uomini sono stati rapiti. Donne e bambine poi furono vendute al mercato o su internet come schiave sessuali. Molti ragazzi invece forzatamente arruolati nell’esercito dell’Isis.
Decine di bambini e anziani che erano riusciti a sfuggire all’assalto delle orde jihadiste sono poi morti di stenti, in genere di sete, sui monti Sinjar.
Finora sono circa 3.500 le donne e i bambini liberati o riscattati e la maggior parte di loro ha bisogno di cure a causa della dura prigionia e dei maltrattamenti subiti.
Altre 2.908 donne, già identificate, sono in attesa di venir salvate, riportate alle loro famiglie o a quello che ne resta. Di altre migliaia si sono perse le tracce.
Circa 3mila i bambini yazidi sono diventati orfani a causa degli attacchi dell’Isis, e oltre 350mila yazidi sfollati hanno dovuto abbandonare le loro terre ancestrali e vivono nei campi profughi, una parte si è diretta verso l’Europa.
Inoltre, nella sua azione iconoclasta, l’Isis ha distrutto almeno settanta santuari yazidi.
In questi drammatici frangenti appare quantomeno fuori luogo il contenzioso tra lo stato centrale iracheno e le forze politiche curde (in particolare il PDK), che si contendono il controllo dell’area di Shengal con la città ridotta in macerie, invece di accordarsi e riconoscerne l’autonomia amministrativa.