Iraq. E’ allarme per la crescente diffusione del coronavirus

di Shorsh Surme

L’Iraq sta vivendo una situazione drammatica a causa di coronavirus. Come se non bastasse i continui atti di terrorismo da parte dell’Isis, il conflitto perenne tra gli sciiti e sunniti, la crisi economica e la disoccupazione, ora sta affrontando la diffusione del convi-19.
Il ministero iracheno della Salute e dell’Ambiente ha annunciato oltre 4.200 casi di coronavirus nel Paese e oltre 70 vittime nelle ultime 24 ore, manifestando crescenti preoccupazioni per la situazione sanitaria nel Paese.
Ha inoltre annunciato in una dichiarazione alla TV curda Kurdistan 24 che le cifre sono i risultati di oltre 24mila test condotti nell’ultimo giorno, e che stati effettuati 1.393.488 test dal febbraio scorso ad oggi, dai quali è risultato che 197.085 persone hanno contratto la malattia, di cui 6.283 sono morte e 50.356 sono ancora in cura in cliniche o in ospedali.
Anche la Regione federale del Kurdistan dell’Iraq non è immune della situazione, anzi il virus si sta diffondendo molto velocemente tra la popolazione curda. Solo nelle ultime 24 ore vi sono stati 553 casi di contagio con 23 persone che hanno perso la vita.
La maggior preoccupazione del governo Regione curdo è per i campi profughi che ospitano più di un milione e messo di persone.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in Iraq ha avvertito di una “grave” crisi sanitaria alla luce delle cifre vertiginose dei casi COVID19. Tuttavia ha aggiunto che gli iracheni possono ancora sconfiggere l’epidemia attraverso un serio impegno a seguire misure preventive, come indossare maschere per il viso, diminuire l’assembramento sociale e evitare raduni di massa.
“La situazione negli ultimo mese è peggiorata a causa di molti fattori, tra cui l’allentamento delle restrizioni imposte dalle autorità irachene e la mancata adesione alle misure preventive o la loro attuazione con la forza”, ha spiegato una dichiarazione dell’OMS.
La malattia altamente contagiosa ha finora infettato oltre 22,7 milioni di persone in tutto il mondo e ne ha uccise oltre 795.000, secondo i dati raccolti dalla Johns Hopkins University.