Iraq. Forse 12mila le vittime dell’Isis sepolte in 202 fosse comuni

di Shorsh Surme –

A più di un anno dalla scomparsa dell’Isis, l’autorità dell’Iraq hanno trovato e identificato oltre 200 fosse comuni nelle parti occidentali e settentrionali del paese. La scoperta potrebbe far luce sul destino di migliaia di persone scomparse nel 2014.
Quasi la metà dei siti rinvenuti sono nella città di Mosul (l’antica Ninive), che viene ritenuta la più grande delle fosse comuni, secondo un rapporto pubblicato oggi dalle Nazioni Unite in Iraq e dal suo ufficio per i Diritti umani.
Le organizzazioni umanitarie e l’Onu stimano che in queste vi siano tra le 6mila e le 12mila vittime tra cui donne, bambini, anziani e membri delle forze armate.
Il ricercatore Belkis Wille, che collabora con Human Rights Watch, ha dichiarato a The National che “il recupero dei corpi è fondamentale per garantire la giustizia e le responsabilità in Iraq dopo l’Isis”.
“Durante le battaglie contro l’Isis abbiamo visto militanti e forze irachene commettere crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Questi siti contengono le migliori prove forensi di queste violazioni”, ha affermato Wille.
Ormai migliaia di famiglie in tutto l’Iraq hanno perso i loro congiunti, ma i parenti continuano a sperare che essi possano ancora essere detenuti dall’Isis in altri paesi come la Siria. Le esumazioni sono l’unico modo per chiarire questa drammatica situazione.
I terroristi dell’Isis avevano preso di mira anche i membri delle minoranze etniche e religiose, come i curdi yazidi, di cui ancora 3mila sono dispersi.
Delle 202 fosse comuni documentate nel nuovo rapporto delle Nazioni Unite solo 28 di esse sono state scavate e 1.258 corpi esumati dalle autorità irachene.
Decisamente l’Isis è indebolito nella regione per via degli attacchi da molteplici direzioni e degli aerei americani, ma soprattutto dei combattenti curdi sia in Kurdistan dell’Iraq e in Kurdistan della Siria. Lo dimostra la debolezza del gruppo terroristico a nord di Aleppo e non solo.
Tutto sommato, l’Isis è sotto forte pressione militare in Siria (così come in Iraq) e perde terreno in tutte le parti in cui combatte. Ma sembra troppo presto per parlare del suo crollo totale e le battaglie più dure per città come Manbij, Dabiq, Raqqa, Tabqah, per non parlare di Deir Ezzor, saranno lunghe e sanguinose e per questo non bisogna abbassare la guardia e cercare di aiutare la popolazione siriana.