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Il parlamento iracheno ha accettato le dimissioni del governo presentate ieri dal premier Adel Abdul Mahdi. Il cedimento dell’esecutivo arriva dopo due mesi di proteste e di aspri scontri costati la vita ad almeno 400 persone a causa della repressione, manifestazioni perlopiù spontanee volte a denunciare l’ano tasso di disoccupazione, il caro vita e la corruzione diffusa.
Mahdi ha perso in questi giorni l’appoggio del leader sciita Moqtada al-Sadr, il quale ha chiesto le elezioni anticipate, ma soprattutto di ayatollah Ali al-Sistani, massima autorità sciita dell’Iraq e sola figura a non essere delegittimata agli occhi dei manifestanti: aveva chiesto invano l’avvio delle riforme necessarie a rilanciare l’economia del paese, ed aveva condannato la dura repressione delle manifestazioni.