Iraq. Il paese galleggia sul petrolio, ma la gente muore di fame

di Shorsh Surme

A 17 anni dalla caduta del regime sanguinario di Saddam Hussein, l’Iraq non è ancora normalizzato e si continua a morire sia a causa delel azioni terroristiche, sia per lo scontro confessionale tra sciiti e sunniti. Ed ora anche di la fame, in un paese che galleggia su petrolio.
Attualmente circa tre milioni di iracheni risultano denitriti: lo ha dichiarato ai media il rappresentante del Programma alimentare mondiale (WFP) in Iraq Abdulrahman Mejaj, il quale ha spiegato che “circa 3 milioni di persone in Iraq soffrono per una alimentazione insufficiente, tra questi ci sono 731mila sfollati interni e rimpatriati, insicuri dal punto di vista alimentare”.
Il sistema di monitoraggio della fame del WFP ha rilevato nel novembre 2020 che circa 2,6 milioni di persone, il 7& della popolazione irachena, avevano “livelli insufficienti di consumo alimentare” a causa della povertà e della crisi economica.
L’insufficienza alimentare può bloccare la crescita e lo sviluppo cognitivo nei bambini, che attualmente rappresentano un 40% della popolazione irachena. Il tasso di povertà in Iraq era di circa il 30% prima della pandemia di coronavirus, come era stato dichiarato dall’UNICEF nel luglio 2020, ed ora vi è un ulteriore 11,7% di iracheni a rischio di scendere al di sotto della soglia di povertà.
La corruzione in Iraq è un gravissimo problema, nonostante se ne parli relativamente poco: il numero di reati legati alla corruzione sono tantissimi, ma i corrotti non vengono condannati perché appartengono per la maggior parte ai partiti di potere.