Iraq. Lacrimogeni-granate uccidono i manifestanti. Assaltato il consolato iraniano a Kerala

di Gianni Sartori

Dalle impressionanti immagini di granate completamente incastrate nel cranio di manifestanti uccisi, certificate da vari medici e analizzate dagli esperti di Amnesty Internationale, si intuisce quale livello di repressione si sia scatenato in Iraq contro le manifestazioni di protesta per la corruzione ed il caro vita.
Si tratta di granate lacrimogene prodotte dalla serba Balkan Novotech dalla bilgara Arsenal, pesanti tra 220 e 250 grammi, mentre quelle abitualmente utilizzate da tutte o quasi le polizie del pianeta pesano tra i 25 e i 50 grammi.
La potenza dell’impatto sui corpi delle persone (e in Iraq a quanto pare si preferisce mirare alla testa) viene amplificata di almeno dieci volte.
Non solo. In genere le granate lacrimogene sono costituite da numerose cartucce più piccole che al momento del lancio si separano e si espandono a largo raggio. Invece quelle utilizzate a Bagdad nell’ultimo periodo sono costituite da una sola cartuccia di maggiori dimensioni.
Si calcola che già durante la fase iniziale della ribellione, nella prima settimana di ottobre, il 70% dei manifestanti uccisi fossero stati colpiti alla testa, talvolta al petto. Dal canto suo lo Stato iracheno ha dichiarato di non essere in grado identificare i responsabili di questo autentico tiro al bersaglio per uccidere.
In un mese di proteste i morti sarebbero già oltre 250 e 8mila i feriti, almeno secondo i dati ufficiali. Si sospetta, legittimamente, che le vittime della repressione siano molte di più.
Nella capitale Baghdad ai disordini si sono aggiunti gli attentati dinamitardi che si sono tradotti in numerose vittime, ieri anche un bambino; a Kerbala, città santa sciita, nella notte vi sono stati aspri scontri fra i manifestanti e le forze dell’ordine, ed il bilancio ufficiale dovuto ai colpi di arma da fuoco sparati da ignoti è di tre morti e di 12 feriti. I manifestanti hanno anche rpeso d’assalto il consolato iraniano ed ammainato la bandiera dell’Iran.
Kerbala è stata teatro nella notte del 28 ottobre di una dura repressione dalla quale il governo ha preso le distanze, con auto scagliate sulla folla e uomini con il volto coperto che hanno sparato all’impazzata uccidendo 25 persone. Il tutto dopo che le forze di sicurezza e i militari regolari si erano ritirati.