Iraq. Proteste per la corruzione e il lavoro: 19 morti in tre giorni

di Shorsh Surme –

A distanza di ben 16 anni dalla fine dell’epoca del rais in Iraq, il paese mediorientale è tornato nel caos più totale.
La rappresentante speciale delle Nazioni Unite per l’Iraq, Jeanine Hennis-Plasschaert, ha espresso preoccupazione per la violenza scoppiata durante le proteste contro la corruzione, contro il caso vita e per il lavoro a Baghdad ed in altri centri, ed in una nota ha espresso “profondo rammarico per le vittime sia tra i manifestanti che delle forze di sicurezza”.
Dopo tre giorni di manifestazioni ammonta a 25 morti il bilancio elle vittime, le ultime 6 a Nassiriya. Due manifestanti sono rimasti uccisi e più di 200 feriti a Baghdad, in piazza Tahrir, dove le forze di sicurezza irachene hanno sparato contro i manifestanti al fine di reprimere la protesta.
Le manifestazioni si sono rapidamente diffuse ad altre città, dove la gente è scesa in strada per denunciare l’incapacità del governo federale di affrontare la corruzione.
La verità tuttavia è che l’Iraq non è mai stato pacificato ed anzi, a distanza di 16 anni dalla caduta di Saddam Hussein, la povera gente continua ad essere massacrata tutti giorni da autobombe e da kamikaze. Una popolazione, quella del centro e del sud del Paese, in balìa sia del terrorismo nazionale che di quello internazionale, e con un governo incapace di gestire il Paese.
Lo stato della sicurezza è sempre più critico per via delle divisioni politiche, dei conflitti settari e degli attacchi terroristici dei gruppi filo-qaedisti e del Califfato in Iraq. Solo lo scorso anno sono state 9mila le vittime della violenza, mentre sono già 2.500 dal gennaio di quest’anno ad oggi.
Il presidente iracheno, il curdo Barham Salih, ha dichiarato su Twitter che “una manifestazione pacifica è un diritto costituzionale, garantito per i civili”. Ha poi aggiunto che “I nostri figli nelle forze di sicurezza sono autorizzati a proteggere i diritti dei civili al fine di preservare la sicurezza pubblica”. Infine ha chiesto l’autocontrollo e il rispetto della legge. “I nostri figli sono i giovani iracheni che attendono con impazienza riforme e opportunità di lavoro ed è nostro dovere soddisfare queste legittime richieste”.
Le proteste sono la prima seria sfida per Baghdad, un anno dopo la formazione del nuovo governo con primo ministro Adil Abdul-Mahdi.
Nel 2018 le proteste a Bassora hanno sfidato il governo sulla corruzione, la disoccupazione e la mancanza di servizi pubblici.
Esperti e funzionari iracheni della scorsa estate si aspettavano nuove proteste per la scarsa fornitura di servizi, ed in una dichiarazione il primo ministro iracheno ha promesso un’indagine ufficiale sulle cause degli “incidenti”.