Iraq. Visita a sorpresa di Trump alle truppe: polemiche delle autorità sciite

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Se il presidente Usa Donald Trump ha annunciato di recente il disimpegno dalla Siria e il dimezzamento delle forze in Afghanistan, ieri ha compiuto una visita a sorpresa alle truppe statunitensi di stanza in Iraq. Tradotto significa che se si è dovuto ritirare dalla Siria in quanto il paese resta sotto la storica influenza russa, e dall’Afghanistan perché lì la guerra è persa (il graduale disimpegno sta avvenendo a seguito delle trattative con i talebani), l’Iraq resta saldamente nelle mani degli Usa.
L’improvvisata ha comunque alzato le critiche delle autorità irachene, in particolare dei parlamentari sciiti e di esponenti del governo che non hanno avuto remore a parlare di “insulto alla sovranità nazionale”, anche perché non vi è stata la visita al premier Adel Abdel Mehdi, in un primo momento preparata.
Sabah al-Saadi, capogruppo parlamentare degli sciiti di al-Islah, ha richiesto una seduta straordinaria del parlamento per discutere delle “palesi violazioni alla sovranità nazionale per fermare gli stolti atteggiamenti di Trump che deve conoscere i suoi limiti e capire che l’occupazione americana dell’Iraq è finita”.
Ai militari iracheni Trump ha spiegato che la base Asad verrà utilizzata anche per future azioni in Siria, cosa che ha fatto infuriare il deputato Faleh al-Khazali, deputato del gruppo sciita di al-Binaa, il quale si è posto “interrogativi sulla natura della presenza militare americana e sui suoi obbiettivi reali, che potrebbero costituire una minaccia per la sicurezza dell’Iraq”.
Più accese le proteste del formazioni sciite extraparlamentari, che hanno invocato l’allontanamento delle forze Usa dall’Iraq.