Isole Salomone. Istituito il divieto a tutte le navi militari straniere di entrare nei porti

di Alberto Galvi

Da quando a maggio hanno stretto un patto di sicurezza con la Cina, le Isole Salomone si sono trovate in una relazione tesa con Washington e i suoi alleati. Durante un’operazione congiunta del mese scorso, il primo ministro Manasseh Sogavare aveva smentito le notizie di una moratoria per le navi statunitensi, chiarendo in seguito che avrebbe incluso tutte le navi militari straniere.
L’annuncio è arrivato poche ore dopo che l’ambasciata americana a Canberra, in Australia, aveva dichiarato di essere stata informata che alle navi della Marina americana sarebbe stato temporaneamente vietato l’attracco nelle Isole Salomone. Alla USCGC (U.S. Coast Guard Cutter) Oliver Berry è stato negato l’ingresso al porto di Honiara e impedito di fare rifornimento. La nave è stata dirottata in Papua Nuova Guinea.
Un’altra nave della Marina degli Stati Uniti, la Mercy, è stata invece autorizzata ad entrare in porto in quanto era arrivata prima della moratoria. La nave ospedale sta effettuando una missione umanitaria di due settimane, insieme a personale australiano e giapponese. La paura per l’espansione dell’influenza della Cina nella regione del Pacifico ha portato Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda a esortare Sogavare a non firmare il patto.
Sia le Isole Salomone che la Cina hanno negato che il loro patto porterà a un punto di appoggio militare cinese nel Pacifico meridionale, anche se una bozza dell’accordo trapelata ha mostrato che consentirebbe alla Marina cinese di attraccare e rifornirsi.
All’inizio di quest’anno il governo delle Isole Salomone ha firmato un accordo di assistenza alla sicurezza con la Cina, sollevando serie preoccupazioni negli Stati Uniti e in Australia.