Israele. Accordo tra Gantz e Netanyahu per un governo di emergenza nazionale

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Fra i mugugni interni al suo partito “Blu e Bianco” e degli stessi elettori l’ex capo di Stato maggiore Benny Gantz ha accettato di dar vita a un governo di emergenza nazionale con il premier Benjamin Netanyahu, sotto processo per corruzione ed altri gravi reati.
L’accordo prevede che della nuova compagine governativa faranno parte il Likud di Netanyahu, il Blu e Bianco, i laburisti di Amir Peretz, i due partiti ultraortodossi Shas e United Torah Judaism e più avanti probabilmente l’ultradestra di Yamina. Al blocco di centrosinistra dovrebbero andare Difesa, Esteri, Media, Cultura, Economia ma soprattutto il ministero della Giustizia, che Gantz ha voluto tenere per il suo partito come una spada di Empedocle sopra Netanyahu in vista del processo che inizierà a maggio. La nomina dei giudici spetta infatti al ministro della Giustizia, ruolo che se fosse toccato ai sostenitori di Netanyahu avrebbe comportato forti perplessità.
Il governo di emergenza nazionale ideato, com’è stato osservato, “con pesi e contrappesi”, dovrebbe garantire una certa stabilità dopo ben tre tornate elettorali, ma Netanyahu non ha comunque rinunciato al proposito di annettere le colonie israeliane in Cisgiordania, nonostante le proteste dei palestinesi. Un’annessione prevista dal piano di Donald Trump che “verrà portata avanti con responsabilità”, hanno precisato esponenti di Blu e Bianco.

Benjamin Netanyahu.
Netanyahu è sotto processo per gravi reati legati alla corruzione, alla frode e all’abuso di potere.
Già l’emergenza coronavirus aveva spostato a maggio il processo che sarebbe dovuto iniziare il 17 marzo, dopo che le richieste degli avvocati del premier erano state respinte dai giudici.
A puntare il dito contro il premier israeliano è stato il procuratore generale Avichai Mandelblit: nell’inchiesta “1000” ha indagato Netanyahu per frode e abuso di ufficio per aver ricevuto regali da uomini del mondo degli affari; con l’inchiesta “2000” il premier è accusato di aver stretto patti con Arnon Mozes, proprietario della Israel Hayom: in cambio di un atteggiamento di favore gli avrebbe garantito modifiche alla legge sull’editoria volte a sostenerne la testata free press; poi vi è la “4000”, dove Netanyahu, che era anche ministro delle Comunicazioni, avrebbe favorito con una legislazione ad hoc l’azienda telefonica Bezeq, che è anche proprietaria del sito di notizie Walla.
Per Netanyahu si è trattato di “Un tentato colpo di Stato contro il primo ministro”, ed ha ribattuto che “Ho dedicato la mia vita allo Stato. Ho combattuto per questo, sono stato ferito”, “bisogna investigare sugli investigatori, perché queste indagini sono inquinate”
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