Israele. Bennet e Shaked non si dimettono: tiene il governo Netanyahu

Notizie Geopolitiche –

Il ministro dell’Istruzione israeliano Naftali Bennett e quello della Giustizia, entrambi di Focolare ebraico, hanno salvato il governo Netanyahu da una crisi che nelle ultime ore veniva data come per scontata, al punto che lo stesso Bennet aveva dato al premier un ultimatum.
Il tutto era iniziato lo scorso 14 novembre, quando il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman, che è anche leader del partito di destra Yisrael Beitenu (6 seggi), aveva comunicato le sue dimissioni in polemica con il premier Benjamin Netanyahu per il raggiungimento di un cessate-il-fuoco mediato dall’Egitto con Hamas che seguiva giorni incandescenti, con oltre 500 razzi in 48 ore piovuti su Israele dopo la sortita di un commando militare Israeliano nella Striscia di Gaza finalizzata all’uccisione di un leader dei miliziani, Nur Barake. Dura era stata anche la risposta di Israele, i cui raid avevano distrutto diversi edifici e ucciso 14 palestinesi.
La tregua prevedeva tra l’altro il via libera all’arrivo nella Striscia di denaro dal Qatar per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici, una concessione sbagliata per Lieberman che aveva parlato di “capitolazione al terrorismo”, aggiungendo che “Quello che stiamo facendo ora come Stato è comprare calma a breve termine a costo di gravi danni a lungo termine per la sicurezza nazionale”.
Il dicastero ad interim della Difesa verrà ora assunto da Netanyahu, ma Bennet ha cercato fino all’ultimo di averlo per sé denunciando in questi giorni che “Da molti anni Israele ha smesso di vincere. L’ho visto da comandante nella guerra in Libano. Ho visto l’incertezza e la confusione, l’assenza di determinazione, la mancanza di uno spirito di combattimento”, e che “Abbiamo imposto briglie ai nostri militari, sia di carattere legale, sia concettuali. Temono più il capo della magistratura militare che non Yihia Sinwar”, leader di Hamas.
Si avvia quindi una fase del governo Netanyahu delicata, con i numeri più risicati, ma la maggioranza al momento sembra tenere.
La maggioranza parlamentare è formata da partiti anche dichiaratamente ispirati al nazionalismo ebraico, ovvero dal Likud (30 seggi), Kulanu (10 seggi), Casa ebraica (8 seggi), Tkuma (2 seggi), Shas (7 seggi), Yisrael Beitenu (6 seggi), Giudaismo unito nella Torah (6 seggi), Agudad Yisrael (4 seggi) e Deghel Ha Torah (2 seggi); l’opposizione è formata da Unione sionista (24 seggi), Partito Laburista israeliano (19 seggi), HaTnuah (5 seggi), Movimento Verde (1 seggio), Yesh Atid (11 seggi), Meretz (5 seggi), Lista comune (13 seggi).