Israele. Continuano gli scontri a Gerusalemme. Netanyahu, ‘solo con la nostra sovranità vi sarà pace’

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Si mantiene alta la tensione a Gerusalemme e in altre città palestinesi dopo che i militari sono intervenuti alla Porta di Damasco e sulla Spianata delle Moschee gremite di fedeli musulmani per sedare le proteste che continuano da giorni contro le demolizioni e gli sfratti a Gerusalemme Est, la parte della città abitata da sempre dai palestinesi.
Al lancio di pietre e di bottiglie molotov i militari rispondono con granate assordanti e lacrimogeni, e le autorità sanitarie hanno riportato del ferimento fino ad ora di 278 persone, delle quali cinque versano in gravi condizioni.
Il governo israeliano di Benjamin Netanyahu, sostenuto dalla lobby dei palazzinari, intende rispondere alla continua richiesta di abitazioni da parte degli israeliani semplicemente sfrattando dalla parte orientale della città, per la precisione dai quartieri Sheikh Jarrah e Silwan, famiglie che vivono lì da sempre, in un evidente disegno di erodere gradualmente i Territori occupati al fine di trasformare Gerusalemme nella capitale dello stato confessionale ebraico.
Con Gaza è un continuo lancio di razzi e di palloni incendiari da una parte e di raid aerei dall’altra, ed oggi il portavoce di Hamas Abu Odeiba ha lanciato un ultimatum avvertendo che Israele “ha tempo fino alle 18.00 per far uscire i suoi militari e i suoi coloni dalla Moschea al-Aqsa e dal rione di Sheikh Jarrah e di rilasciare chi è stato arrestato in questi giorni”, “Siete stati avvertiti”.
Esprimendo “profonda preoccupazione” per le continue violenze, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha chiesto il rispetto “dello status quo nei luoghi santi”, nonché a Israele di “cessare le demolizioni e gli sfratti, in linea con i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario”. Sugli sfratti e sulle demolizioni l’ultima parola spetterà alla Corte costituzionale che si pronuncerà il 13, il giorno dopo la fine del Ramadan: tradizionalmente l’Alta corte israeliana ha sempre dato ragione alle autorità governative, per cui le speranze che le ruspe si fermino restano poche.
Il re della Giordania Abdallah si è sentito al telefono con il presidente palestinese Abu Mazen, al quale ha fatto sapere la sua condanna per “le violazioni e le misure israeliane” sulla Spianata delle Moschee, aggiungendo che gli israeliani “devono cessare immediatamente le pericolose provocazioni contro gli abitanti di Gerusalemme”. Amman ha convocato l’ambasciatore israeliano per far avere una protesta formale per le “continue violazioni a danno della santa Moschea di Al-Aqsa, gli attacchi sulla Spianata ai fedeli e agli abitanti di Gerusalemme, specialmente a Sheikh Jarrah”.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che “la lotta per lo spirito di Gerusalemme è la lotta secolare tra tolleranza e intolleranza, fra violenza selvaggia e mantenimento di ordine e legge”. Ha poi sentenziato che “Solo la sovranità israeliana consente la libertà di culto per tutti”.