Israele. Elezioni generali: la sfida è tra Netanyahu e Lapid

di Alberto Galvi

Mancano ormai in Israele pochi giorni alla quinta elezione in quattro anni: il leader dell’opposizione israeliana, Benjamin Netanyahu, spera in una vittoria non solo per tornare a governare il paese, ma anche per ottenere la sospensione die processi che lo vedono incriminato per reati legati alla corruzione.
L’altro candidato di rilievo è Yair Lapid, che è diventato primo ministro ad interim a luglio succedendo, come da accordi, all’ex primo ministro Naftali Bennett. Se Lapid dovesse impedire a Netanyahu di raggiungere i 61 seggi, quasi sicuramente rimarrà in carica per un mandato pieno, salvo nuove crisi di governo. La Knesset è composta da 120 seggi.
Lapid sta cercando in tutti i modi di aumentare l’affluenza alle urne, perché se fosse bassa aumenterebbe le possibilità di Netanyahu di ottenere i 61 seggi. Lapid vorrà anche assicurarsi che il suo partito, Yesh Atid, rimanga la forza dominante nella coalizione anti-Netanyahu.
In questa tornata elettorale un politico in ascesa è Itamar Ben-Gvir. Si prevede che la lista di Ben-Gvir, di estrema destra, otterrà la terza quota di voti; la sua ascesa è in parte dovuta a Netanyahu, che ha promesso all’ex avvocato una posizione nel gabinetto del suo prossimo governo.
Il partito RZP di Ben-Gvir ha ottenuto sei seggi nelle elezioni precedenti e ora il suo leader potrebbe avere un ministero importante con portafoglio. Il risultato elettorale potrebbe dipendere anche dalle fazioni arabe.
È probabile che molti dei partiti religiosi sosterranno Netanyahu, aiutandolo a raggiungere i 61 seggi necessari a governare.
In Israele il presidente è eletto indirettamente dalla Knesset per un unico mandato di 7 anni.
I leader dei circa 14 partiti israeliani con una possibilità realistica di far parte della prossima Knesset hanno poco tempo a disposizione per convincere gli elettori a votarli. Una volta avuti i risultati elettorali, il presidente, in consultazione con i leader del partito, incaricherà un membro della Knesset, di solito il leader del partito con il maggior numero di seggi, di formare un nuovo governo.