Israele-Gaza. Forte il rischio di un’escalation nel mondo arabo

di Saber Yakoubi –

Un bombardamento mirato, finito con l’uccisione di Ahmed al-Jaabari,  capo delle brigate di al- Qassam, il braccio armato di Hamas. Doveva essere una missione compiuta, quella di giovedì 15, quando un missile lanciato da un caccia israeliano ha centrato in pieno l’auto su cui viaggiava l’ufficiale, ma in modo del tutto inaspettato si è innescata la reazione della Resistenza palestinese.
Le sirene di Tel Aviv non suonavano dal 1991, quando Saddam Hussein aveva deciso di colpire la città nel cuore della notte con missili Scud di fabbricazione russa, sviluppati a Baghdad.
Oggi ammontano ad oltre 120 i morti e più di 900 i feriti, in un’operazione che ha come scopo la distruzione dei razzi della Resistenza, a quanto dice il presidente del consiglio Netanyahu.
I colpi mirati degli F16 e degli Apaches non sembrano tuttavia essere stati cosi efficaci da eliminare la minaccia ed in 48 ore le frazioni combattenti hanno messo il premier israeliano in imbarazzo, arrivando a colpire persino Tel Aviv.
Le reazione diplomatiche sono state immediate in alcune parti nel mondo arabo, come non ne sono venute da altre parti. Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha richiamato il proprio ambasciatore ed ha espulso quello di Israele; il primo ministro egiziano Hicham Kandil si è invece recato a Gaza con altri cinque ministri, in un atto di solidarietà che non si vedeva fin dal 1979, anno in cui l’allora presidente aveva firmato il Trattato di Camp David.
Il giorno seguente una spedizione tunisina, guidata dal ministro degli esteri Rafik Abdussalam, ha rotto l’embargo e si è recata a Gaza in segno di solidarietà con i palestinesi.
Queste ultime iniziative sono state viste dall’opinione pubblica araba come un fatto importante, frutto della Primavera araba, del tutto in contrapposizione a quanto avveniva fino a soli quattro anni fa, quando l’Egitto era governato da Horsni Mubarak ed il ministro degli Esteri israeliano, Tzibi Livni, annunciava l’operazione Piombo Fuso proprio dall’Egitto, lasciando l’amaro in bocca al popolo egiziano.
Le visite che gli esponenti politici del mondo arabo stanno compiendo a Gaza sono quindi molto importanti per la popolazione, la quale vede sostegno da parte dei paesi e nel contempo condanna dell’attacco israeliano e dell’occupazione dei Territori.
In tutta risposta Israele ha bombardato la scuola tunisina di Gaza, costruita in omaggio al popolo palestinese, come pure il palazzo della Presidenza del Consiglio del governo da Hamas, solo un paio d’ore dopo l’incontro di Ismail Haniyeh con il Primo ministro egiziano Hicham Kandil: si è trattato di chiari messaggi politici all’Egitto ed alla Tunisia, accolti in modo negativo al punto che Tunisi avrebbe intenzione di raffreddare le relazioni diplomatiche con Tel Aviv e richiamare in modo definitivo il proprio rappresentante diplomatico; per quanto riguarda l’Egitto, la guida dei Fratelli Musulmani, Saad el-Katatni, ha definito in un suo discorso l’atteggiamento di Israele come di cattivo gusto ed inaccettabile.
Per il ministro degli Esteri tunisino, Rafik Abdessalem, “Israele deve comprendere che molte cose sono cambiate e che quello che prima era acconsentito, ora non lo è più”.
Il rischio è che il conflitto arabo-israeliano possa diventare sempre più aspro, con risvolti imprevedibili, specialmente alla luce del fatto che i missili della Resistenza palestinese hanno colpito il cuore di Israele, Tel Aviv.