di Alessio Cuel –
Cala il sipario sulla 74ma edizione del Festival di Sanremo, non si placano le polemiche dopo la conclusione della kermesse canora più famosa d’Italia. A far discutere è il messaggio di Ghali che nella serata conclusiva del festival si è espresso a favore del popolo palestinese esclamando, al termine della sua canzone, “stop al genocidio”.
Non si è fatta attendere la replica di Alón Bar, ambasciatore d’Israele in Italia, tramite il proprio profilo X: “Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile. Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi insieme ad altre decine di ostaggi israeliani. Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto”.
Se è chiaro il riferimento di Ghali al trattamento riservato da Israele al popolo palestinese, altrettanto chiaro è il disappunto espresso da Bar per un presunto sfruttamento della vetrina di Sanremo per diffondere propaganda in chiave anti-israeliana.
Nel corso della trasmissione Domenica In lo stesso Ghali ha replicato all’ambasciatore israeliano, durante il pomeriggio di domenica 11 febbraio, rivendicando la propria scelta: “L’ambasciatore israeliano dice che non avrei dovuto usare il palco di Sanremo per dire ‘stop al genocidio’? Parlo di questi temi da quando sono bambino, non dal 7 ottobre. La gente ha sempre più paura di dire ‘stop alla guerra’ o ‘stop al genocidio’, perché sente di perdere qualcosa se dice ‘viva la pace’: è assurdo”.