Israele. Il nuovo governo Netanyahu tra coronavirus e questione palestinese

di Alberto Galvi

Nella giornata di ieri il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo hanno giurato dopo un anno e mezzo di stallo politico. La scorsa settimana il neo premier è stato autorizzato dalla Corte Suprema a formare un nuovo governo. Il suo quinto governo ha prestato giuramento alla Knesset domenica pomeriggio e approvato con 73 voti a favore e 46 voti contrari.
Il processo di Netanyahu per sospetta corruzione, frode e violazione della fiducia inizierà il prossimo 24 maggio. Secondo la legge israeliana, i ministri del governo accusati devono dimettersi, ma non è mai stato stabilito se anche ai primi ministri si applica la legge o se sia loro permesso di formare un governo mentre affrontano un processo.
Un controverso accordo di condivisione del potere tra Netanyahu e il suo rivale dell’opposizione Benny Gantz ha portato i 2 maggiori partiti del paese, il Likud e il Blue and White, a mettere da parte le loro differenze e a concordare di formare un governo di Unità nazionale.
Netanyahu del partito Likud rimarrà primo ministro per 18 mesi prima di consegnare l’incarico al suo nuovo partner Gantz, che prenderà il 17 novembre 2021 il suo posto come primo ministro.
Diametralmente opposti sono stati i discorsi dei 2 leader del governo di Unità nazionale alla Knesset, il parlamento israeliano, il cui portavoce è Yariv Levin del Likud.
Netanyahu ha elogiato la risposta del governo alla crisi del coronavirus e ha sottolineato l’importanza di prevenire il radicamento dell’Iran in Siria e il suo progetto nucleare.
L’altro leader, Benny Gant del partito Blue and White, che è stato anche interrotto dai membri dell’opposizione, ha affermato che il nuovo governo ha superato un anno e mezzo di stallo politico, il più grande nella storia del paese.
Il nuovo governo avrà 36 ministri e 16 vice ministri, il più numeroso della storia di Israele. I principali ministri di questo governo sono: Israel Katz ministro delle Finanze, Yuli Edelstein ministro della Sanità, Yoav Galant ministro dell’Istruzione, Yuval Steinitz ministro dell’Energia, Amir Ohana ministro degli Interni, Miri Regev ministro dei Trasporti, Gabi Ashkenazi ministro degli Esteri e Avi Nissenkorn ministro della Giustizia.
Questo nuovo esecutivo se fosse stato formato prima avrebbe potuto affrontare meglio le prime settimane della grave crisi economica provocata dal coronavirus. A livello internazionale invece l’agenda del nuovo governo comprende una possibile dichiarazione di sovranità sugli insediamenti ebraici e un’annessione già di fatto nella Valle del Giordano in Cisgiordania. Questa nuova polveriera che sta per esplodere nella regione potrebbe far infiammare nuovamente quei territori.
Tra le priorità del governo Netanyahu oltre a quelle già precedentemente citate ci sono quelle di affrontare l’Iran, compresa la sua minaccia nucleare e la sua presenza militare in Siria, contrastare l’azione giudiziaria della Corte penale internazionale verso il perseguimento nei confronti di Israele per presunti crimini di guerra.
La questione principale per ogni governo israeliano sia di destra che di sinistra è la sopravvivenza di Israele in una regione a maggioranza musulmana e con l’annosa disputa con i palestinesi. Non saranno di certo i prossimi 2 governi a scadenza a risolverli, dopo oltre 70 anni di scontri senza aver mai trovato una soluzione definitiva.